«Mai visto una cosa così in Marmolada. Non è la valanga invernale: è la natura»
«Non ho mai visto una cosa del genere in Marmolada. Non è la solita valanga invernale, grado due, grado tre: è la natura. Se volessimo fare un paragone con l'edilizia potremmo parlare di un cedimento strutturale». Lo ha detto uno dei soccorritori impegnati nel recupero delle vittime e dei feriti. «Lo zero termico è oltre i 4 mila metri - aggiunge - ed è chiaro che è una cosa metereologica che nemmeno la migliore delle guide può prevedere».
The footage of the large ice avalanche in Marmolada today in close proximity.
We don't know the author, we will write it in the comments as soon as we will know it.
Indeed an impressive sequence pic.twitter.com/zDo4q40qOP
— Alpine-Adriatic Meteorological Society (@aametsoc) July 3, 2022
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Temperature sempre più alte: oggi il giorno più caldo
Non ci sono dubbi: questa tragedia ha un’unica causa: il cambiamento climatico. «Le temperature negli ultimi giorni hanno raggiunto i 10 gradi a 3mila metri: il cambiamento del clima è un nemico oscuro contro cui combattere. In montagna stiamo purtroppo vedendo gli effetti più disastrosi». Così il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. «Confidiamo nel miracolo e soprattutto nelle capacità e nelle competenze di tutti coloro che stanno operando in Marmolada affinché il bilancio finale sia il meno negativo possibile».
È stato proprio oggi che la vetta della Marmolada ha registrato la temperatura più alta di questa stagione, 10,3 gradi centigradi, alle ore 14,, subito dopo il distacco del seracco dal ghiacciaio di Punta Rocca (Belluno). È esattamente qui, a 3.250 metri d'altezza, che si trovano le centraline meteo dell'Arpav, l'agenzia ambientale regionale. Già alle 11, il termometro segnava 10 gradi, valore rimasto stabile nelle tre ore successive. La notte scorsa la minima era rimasta sopra i 5 gradi. Anche la giornata di ieri sul massiccio veneto-trentino era stata molto calda per queste quote, con una massima di 8,7 gradi.
Distacchi e acqua liquida da fusione glaciale
«Da settimane le temperature in quota sulle Alpi sono state molto al di sopra dei valori normali, mentre l'inverno scorso c'è stata poca neve, che ormai quasi non protegge più i bacini glaciali. Il caldo estremo di questi ultimi giorni, con questa ondata di calore dall'Africa, ha verosimilmente prodotto una grossa quantità di acqua liquida da fusione glaciale alla base di quel pezzo di ghiacciaio che in realtà è una pancia: infatti è, o era, una via che si chiama proprio Pancia dei Finanzieri. Siamo quindi proprio nelle condizioni peggiori per distacchi di questo tipo, quando c'è tanto caldo e tanta acqua che scorre alla base». A tracciare l’analisi è Renato Colucci, dell'Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche.
«Non siamo ancora in grado di capire se si tratti di un distacco di fondo del ghiacciaio o superficiale - continua Colucci -, ma la portata sembra molto importante, a giudicare dalle prime immagini e informazioni ricevute. L'atmosfera e il clima, soprattutto al di sopra dei 3.500 metri di quota, è in totale disequilibrio a causa del nuovo clima che registriamo e quindi, purtroppo, questi eventi sono probabilmente destinati a ripetersi nei prossimi anni e anche per questa estate dobbiamo mantenere la massima attenzione».
Reinhold Messner: «Fa troppo caldo»
«Con il caldo globale i ghiacciai sono sempre più sottili e, quando cadono, vengono giù pezzi come grattacieli». Reinhold Messner, il primo alpinista ad aver conquistato tutti gli ottomila, commenta così la tragedia della Marmolada. «I seracchi cadono da sempre - spiega - ma negli anni Sessanta il pericolo che accadesse era di gran lunga minore. Purtroppo anche la montagna risente dell'inquinamento delle grandi città».
L'esploratore trentino, pioniere della arrampicata libera, conosce bene Punta di Rocca. «Ci sono salito più volte, anche se ormai non ci vado da tanti anni», racconta il 78enne originario di Bressanone (Bolzano) che per primo, nel 1978, scalò l'Everest senza ossigeno. «Lì non c'è quasi più ghiaccio, non deve essere molto grande il seracco - osserva -. Fa troppo caldo, dieci gradi ieri è una cosa incredibile, il permafrost se ne va e sotto il ghiaccio si formano veri e propri fiumi d'acqua che portano via tutto». Un problema, quello del riscaldamento globale e della scomparsa dei ghiacciai, che non riguarda soltanto le nostre Alpi. «Ormai accade ogni giorno in tutti i ghiacciai e il pericolo sotto i seracchi aumenta», afferma ancora Messner, famoso anche per le traversate dell'Antartide e della Groenlandia, come del Deserto del Gobi, senza il supporto di mezzi a motore né cani da slitta. «Non sto dicendo che chi oggi era là è stato imprudente - precisa - salire là, lungo la via normale, è una abitudine per chi va in montagna da quelle parti. Un alpinista bravo, però, non va sotto un saracco in questo periodo: l'arte dell'alpinismo - sostiene - sta nel non morire in una zona dove questa possibilità esiste e, per riuscirci, bisogna tenere occhi e orecchie bene aperti. Sempre...».
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