Italia e Estero

Maggiolino addio, finisce un'epoca: Volkswagen ha detto basta

A poco più di ottant'anni dall'inizio della sua gloriosa storia, è stato prodotto in Messico l'ultimo esemplare dell'automobile
Addio al Maggiolino
Addio al Maggiolino
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Maggiolino, addio per sempre. A poco più di ottant'anni dall'inizio della sua gloriosa storia, oggi Volkswagen produrrà, nella fabbrica messicana di Puebla, l'ultimo esemplare dell'automobile che da sempre è un simbolo della Germania e della robustezza dei suoi prodotti e che ha segnato la storia del Novecento. Il Maggiolino - con il nome di Typ 1 - vede la luce in pieno Reich nazista. Doveva essere l'utilitaria per tutti, la «vettura del popolo» voluta da Adolf Hitler con cui i tedeschi avrebbero attraversato con le proprie masserizie le nascenti autostrade del Reich, fatte costruire a tappe forzate per essere poi usate soprattutto a scopi bellici. Diventerà davvero la macchina della classe media che - come accadrà in Italia con le 600 e 500 della Fiat - vi caricherà e trasporterà di tutto.

A disegnare quelle linee inconfondibili è l'ingegnere austriaco Ferdinand Porsche, cui il Fuehrer, austriaco come lui, chiede di progettare un'auto che faccia da contraltare alla Ford T, la prima automobile prodotta in serie che spopola negli Stati Uniti. Hitler fa edificare una fabbrica apposita, in Bassa Sassonia, e una città intorno, la futura Wolfsburg, non lontana da Hannover. È il 1938, nasce la Volkswagen. Lo scoppio della guerra, però, ne ferma la produzione: in quel momento tutte le fabbriche vengono riconvertite alla produzione di cannoni, carri armati e munizioni per sostenere lo sforzo bellico tedesco. Prima fra tutte la Volkswagen, al tempo una delle più grandi e moderne. Ma alla fine del conflitto il Maggiolino è la prima macchina a riprendere la produzione in una Germania piagata ed offesa dalle bombe e dalla vergogna. E il successo arriva subito.

Nel 1955 ne vengono venduti un milione di esemplari, prevalentemente in Germania ma anche negli Usa, da dove in cambio delle auto, nelle casse di un Paese che rinasce dalle ceneri, arriva preziosa moneta forte. Gli anni Sessanta sono quelli del boom in America, dove il Maggiolino diventa un emblema della cultura ribelle e anticonformista degli hippie, che per spostarsi preferiscono le curve di questa macchina spartana dal design alternativo alle squadrate e mastodontiche Cadillac e Ford dai morbidi sedili in pelle, predilette di chi orgogliosamente vive l'American dream.

In poco tempo gli Stati Uniti diventano il più importante mercato straniero per Volkswagen: nel 1968 vi sono venduti oltre 560mila esemplari e proprio in quell'anno esce al cinema «The Love Bug, Un Maggiolino tutto matto», il film prodotto dalla Disney e diretto da Robert Stevenson che farà sognare milioni di bambini. La produzione in Germania si ferma nel 1978, quando la linea viene sostituita con quella della Golf - altro gioiello dal successo planetario - ma continua in Messico, dove il Maggiolino diventa il «vochito» o «el carro del pueblo». Alla fine del Novecento il restyling, realizzato sul pianale della nuova Golf. Ma il modello disegnato dal nipote dell'ingegner Porsche, il New Beetle, è decisamente un'altra cosa rispetto al Maggiolino, sul quale da domani cala il sipario: l'ultimo esemplare verrà conservato in un museo.

 

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