Maffoni: «Al voto dopo l'elezione al Quirinale»
Nello scomodo ruolo di centrodestra d’opposizione, Fratelli d’Italia in questi giorni ha faticato non poco a ritagliarsi un posto al sole nel dibattito politico di avvicinamento alle elezioni per il Quirinale. Se la scelta di Giorgia Meloni di restare fuori dall’eterogenea maggioranza che ha sostenuto il governo Draghi ha avuto dei vantaggi in termini di consenso, ora i numeri riconducibili al voto del 2018 rendono un po’ più marginale il ruolo della destra nelle strategie quirinalizie.
Il senatore bresciano Giampietro Maffoni la prende da lontano: «Certo il fatto che i sondaggi ci pongano al vertice del centrodestra ci inorgoglisce, dimostra che la coerenza paga. I cittadini stanno mostrando di voler premiare la coerenza. Da questo punto di vista avverto un grande rispetto da parte dei nostri alleati. Certo i sondaggi non corrispondono ai numeri in Parlamento e per questo noi lealmente riconosciamo il ruolo della Lega e di Forza Italia. Credo che pur con le differenze di vedute sia nell’interesse di tutti noi che il centrodestra continui a crescere e questo viene prima che ad avanzare questa o quella forza».
Maffoni lascia intendere che non ci sia nessuna tensione quindi per il grande protagonismo mostrato da Salvini in questi giorni «Poi è chiaro che un po’ la Meloni scalpiti, questo fa parte anche del suo carattere». Quello che è certo dopo la giornata di ieri è la tenuta sui tre nomi indicati: «Moratti, Pera e Nordio sono tre figure di grande valore e di alto profilo, non hanno tessere di partito. Ma soprattutto non sono candidati di bandiera e l’ha capito anche Enrico Letta che infatti ha detto che valuterà le candidature con attenzione».
Ma Draghi? «Noi non abbiamo mai messo veti, nessuno mette in dubbio il suo valore anche a livello internazionale. Ma non tocca a noi mandarlo al Colle». Poi il senatore e sindaco di Orzinuovi ricorda due cavalli di battaglia di Fratelli d’Italia. Il primo: «Mi sembra ormai evidente che il passaggio ad una forma di elezione diretta del presidente della Repubblica sia necessaria e per questo ci batteremo per una riforma in questo senso».
La seconda «Draghi potrebbe salire al Colle o anche rimanere a Palazzo Chigi ma a nostro parere dopo questo passagio per il Quirinale sarebbe necessario tornare a votare. L’attuale vastissima ed eterogenea maggioranza ne uscirà comunque molto ridimensionata. Bisogna ridare la parola ai cittadini».
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