Italia e Estero

Loveparade, disperso il proprietario delle palestre McFit Rainer Schaller

Venerdì l'aereo su cui viaggiava è precipitato ai Caraibi. L'imprenditore aveva organizzato il festival in cui morì la bresciana Giulia Minola
Rainer Schaller, imprenditore tedesco proprietario della catena di palestre McFit
Rainer Schaller, imprenditore tedesco proprietario della catena di palestre McFit
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Rainer Schaller, il magnate tedesco fondatore della catena di palestre McFit e a capo della società che organizzò la Loveparade del 2010 in cui morì la bresciana Giulia Minola, è disperso da venerdì sera dopo un incidente aereo.

Schaller viaggiava con la sua famiglia su un velivolo da turismo partito dal Messico, che è precipitato nel mar dei Caraibi al largo della Costa Rica. Oltre all’imprenditore milionario, 53 anni, a bordo dell’aereo si trovavano la compagna di 44 anni, i due figli minori, il pilota svizzero 66enne e un sesto passeggero quarantenne. Per ora sono stati ritrovati i corpi di un adulto e un bambino, non ancora identificati.

Rainer Schaller era stato anche a capo della Lopavent, società organizzatrice della Loveparade, il festival di musica dance, tra il 2006 e il 2010, anno della strage a Duisburg, in Germania, in cui morirono ventuno persone tra le quali la 21enne bresciana Giulia Minola. Il magnate non è mai stato direttamente coinvolto nell’inchiesta, che il 4 maggio del 2020 è stata archiviata dal Tribunale di Duisburg con tre imputati rimasti, accusati di omicidio colposo e lesioni colpose. 

La Loveparade del 2010

Giulia Minola, la 21enne bresciana morta durante la Loveparade del 2010
Giulia Minola, la 21enne bresciana morta durante la Loveparade del 2010

Il 24 luglio 2010 durante il raduno morirono 21 persone morirono schiacciate nella calca. Le vittime provenivano da Germania, Cina, Australia, Spagna, Olanda e Italia. Tra loro c’era anche la bresciana Giulia Minola, 21 anni, studentessa di moda e design al Politecnico di Milano, che aveva fatto tappa a Duisburg durante un viaggio per l’Europa con un’amica. 

Secondo l'accusa al processo iniziato a Düsseldorf l’8 dicembre 2017, la strage era da imputare alle carenze nell'organizzazione e nella gestione dell’evento. L’area della festa, un ex scalo ferroviario delimitato da binari e da un’autostrada, era raggiungibile soltanto attraverso un tunnel con un unico accesso, usato anche come via di uscita. Nel pomeriggio il pubblico si trovò bloccato nel tunnel, con un imbuto particolarmente pericoloso in corrispondenza della rampa di accesso al raduno. La polizia cercò di gestire la situazione creando dei cordoni per alleggerire la pressione della folla, inutilmente. Sulla rampa finirono per scontrarsi le persone in entrata e quelle in uscita. Nella fuga disordinata e fuori controllo centinaia di persone rimasero schiacciate. Oltre ai 21 morti, ci furono 650 feriti

Il processo

Lo spiazzo della Loveparade di Duisburg
Lo spiazzo della Loveparade di Duisburg

Le indagini durarono quattro anni. Nel 2016 il tribunale rigettò l’atto di accusa della Procura di Duisburg preparato due anni prima per mancanza di prove sufficientemente forti. Dopo l’opposizione di Procura e famigliari delle vittime, la Corte d’Appello ribaltò la decisione dei giudici e fissò il processo per l'8 dicembre 2017. Gli imputati erano tutti dipendenti della Lopavent, con funzionari e impiegati del Comune di Duisburg.

Tra i grandi esclusi ci furono la polizia, che secondo le ricostruzioni ebbe invece un ruolo nella catena di errori della gestione dell’evento, così come l’ex sindaco di Duisburg Adolf Sauerland, dimessosi un anno dopo la strage per le pressioni dei cittadini, e Rainer Schaller, il numero uno della Lopavent. Nel maggio 2018 Schaller apparve in aula a Düsseldorf, sede del processo, e disse: «Tutta la sofferenza che avete provato a Duisburg è avvenuta alla mia festa. Mi prendo la responsabilità morale di tutto ciò». Tuttavia in quell’occasione ribadì di non sentirsi colpevole e di non avere partecipato alle scelte concrete sulla preparazione e gestione della Loveparade.

La McFit in piazza Vittoria

Nel 2019 negli spazi dell’ex Standa di piazza Vittoria ha aperto la palestra della catena McFit, che ai tempi della Loveparade del 2010 era stata il principale sponsor dell’evento pensato come vetrina per le palestre diffuse per tutta la Germania e in vari paesi all’estero, tra i quali l’Italia. La madre di Giulia Minola, Nadia Zanacchi, aveva commentato così: «Con profondo turbamento assistiamo all’inaugurazione di una palestra McFit. Nome che per noi equivale a Loveparade, la tragedia del 2010 in cui persero la vita 21 ragazzi. Fra loro nostra figlia». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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