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L’ira dei medici specializzandi: «Non siamo più studenti»

Con una protesta a Roma hanno chiesto una riforma del sistema delle specializzazioni e delle retribuzioni
La protesta dei medici specializzandi a Roma - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
La protesta dei medici specializzandi a Roma - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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I medici specializzandi sono scesi in piazza a Roma davanti al ministero dell’Università e Ricerca per chiedere una riforma del sistema delle specializzazioni e delle relative retribuzioni che li costringe a turni massacranti senza un’adeguata remunerazione. «Veniamo pagati 1.600 euro al mese durante la specializzazione ma lavoriamo 24 ore su 24 e con questi stipendi è impossibile vivere in affitto a Milano, a Roma e Firenze o in qualsiasi altra città. Meglio rinunciare e lavorare in libera professione».

Poi, anche la beffa dei tempi ridotti tra l’immatricolazione e l’inizio delle lezioni. «Un disagio enorme - spiega Massimo Minerva, fondatore e presidente dell’associazione Als (Associazione Liberi Specializzandi) - non solo per il danno morale e d’ansia per gli strettissimi tempi di organizzazione per il trasferimento nella nuova sede di lavoro, ma che ha anche come risvolto un danno economico importante. Siamo in una fase - aggiunge - in cui il numero delle borse di studio che vengono bandite è superiore al numero delle assegnazioni, con conseguenze economiche sulle casse pubbliche». È accaduto anche lo scorso anno: nel 2022 sono rimasti non assegnati oltre 2mila posti (circa il 15%) per una spesa – inutilizzata – di 230 milioni di euro. Per il 2023, a causa di questo slittamento, si prospetta che i posti non assegnati saranno ancora di più, circa il 20%: perché diminuendo i giorni delle assegnazioni e degli scorrimenti da cinque (come da prima tabella di marcia) a tre, diminuiranno anche i numeri delle assegnazioni e quindi un maggiore danno economico per i fondi pubblici.

Ancora: «Nel 2017 ad esempio, anno in cui il numero dei posti da assegnare era minore, la Conferenza Stato Regioni aveva proposto un’assegnazione di 300 posti per la specializzazione in medicina d’urgenza, un numero ridotto a 120 dal Ministero. Ciò significa che nel 2022 sono usciti circa 110 specialisti in medicina d’urgenza, che non bastano per la provincia di Milano, figuriamoci per l’Italia». Numeri che poi, negli anni successivi, sono stati progressivamente alzati e che continuano ad aumentare ma che, come abbiamo visto dalle ultime scelte, non attraggono più i giovani medici. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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