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L'intervista a Sean Penn che ha fregato El Chapo

È stata un’intervista a Sean Penn pubblicata ora dalla rivista Rolling Stones a contribuire a far luce sul covo del boss El Chapo
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È stata un’intervista a Sean Penn pubblicata ora dalla rivista Rolling Stones a contribuire a far luce sul covo del boss del narcotraffico Joaquin Guzman

Lo ha confermato la procura messicana all’indomani della nuova clamorosa cattura di El Chapo, capo del cartello di Sinaloa. 

L’incontro si è svolto il 2 ottobre scorso in una località remota del Messico. I contatti con gli attori e produttori del film autobiografico che il boss voleva realizzare su di sé hanno poi permesso di aprire una nuova linea di indagine per trovare il boss del narcotraffico. 

In un articolo intitolato «El Chapo Speaks», Parla El Chapo, la rivista racconta «la vita segreta dell’uomo più ricercato del pianeta», un incontro a cui partecipò anche l’attrice messicana Kate del Castillo. Anche se le parti avevano concordato che, dopo il primo incontro nelle selve, sarebbe seguita un’intervista formale otto giorni dopo, questo secondo incontro non ci fu mai. 

Tuttavia El Chapo inviò a Penn una registrazione video con le risposte alle domande che l’attore gli aveva mandato. L’incontro aveva l’obiettivo esclusivo dell’intervista, ma Penn percepì che Guzman aveva interesse a che si facesse una pellicola sulla sua vita.

La rivista statunitense pubblica anche una foto con l’attore americano in camicia nera che stringe la mano al baffuto narcotrafficante in camicia blu, la notte del 2 ottobre: un incontro in un accampamento nelle selve del Messico centrale che andò avanti tutta la notte. 

Penn era arrivato poche ore prima con un aereo da Los Angeles; non viene indicata la città messicana dove atterrò, in ogni modo, da lì, prese un fuoristrada. In sua compagnia c’era Kate del Castillo, l’attrice messicana che aveva già avuto contatti con El Chapo, protagonista della serie «La Reina del Sur», una drug-queen alla testa di una banda di narcotrafficanti. 

In uno dei veicoli, viaggiava il figlio di El Chapo, Alfredo Guzman. Il convoglio superò anche un controllo militare senza problemi. 

Penn racconta che il 58enne boss lo salutò con un abbraccio, accogliendole in una radura nella giungla messicana, e poi gli concesse un’intervista di sette ore seguita da interviste video e telefoniche. 

«Fornisco più eroina, metanfetamine, cocaina e marijuana di chiunque altro al mondo» rivela Guzman a Penn, con una candida ammissione della sua imponente attività criminale. «Ho una flotta di sottomarini, aerei, camion e barche», aggiunge con orgoglio. E poi aggiunge che i suoi traffici continuarono indisturbati anche quando era in carcere: «Nulla è diminuito, nulla è aumentato». 

In un video pubblicato da Rolling Stones si vede ancora Guzman senza baffi, che spiega perchè decise di dedicarsi al traffico criminale: perchè quando aveva 15 anni «non c’erano opportunità di lavoro». «Purtroppo, dove sono cresciuto, non c’era e non c’è un altro modo di sopravvivere»; e alla domanda se senta rimorso per l’enorme numero di tossicodipendenti nel mondo, lui fa notare che se non ci fosse, il narcotraffico non sarebbe certo minore. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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