L'idrossiclorochina non aiuta nemmeno nei casi lievi di Covid-19
Il farmaco antimalarico e antireumatico idrossiclorochina non ha diminuito in modo sostanziale ricoveri e letalità nel trattamento di pazienti con forme lievi di Covid-19. La conferma arriva da uno studio pubblicato questa settimana sugli Annals of Internal Medicine, uno dei tanti fatti sull'argomento ma uno dei pochi fino ad oggi pubblicati su rivisita. In Italia l'idrossiclorochina è registrata come terapia per pazienti affetti da artrite reumatoide e Les (lupus eritematoso sistemico).
Le prescrizioni di questo antivirale, da noi come in molti altri Paesi nel mondo, sono salite alle stelle a marzo, in seguito all'ipotesi che potesse aiutare contro il Covid, soprattutto per le forme lievi o iniziali, tanto da generare un esaurimento scorte, oggetto anche di interrogazioni parlamentari. Nel corso dei mesi le evidenze negative, derivate da studi apparsi su piattaforme che ospitano studi in attesa di pubblicazione su rivista, e di cui ha preso atto anche l'Organizzazione Mondiale della sanità, hanno portato ad escludere sostanziali benefici. La stessa Aifa ne ha sospeso l'autorizzazione in Italia.
Il nuovo studio randomizzato e controllato è stato condotto da ricercatori dell'Università del Minnesota su 419 pazienti non ospedalizzati. Nel corso di 5 giorni, a metà dei pazienti è stato somministrato il farmaco e all'altra metà il placebo, quindi sono stati osservati per due settimane. Ne è emerso che il 24% dei pazienti trattati con idrossiclorochina presentava sintomi persistenti nell'arco di 14 giorni, mentre nel gruppo del placebo ad avere sintomi persistenti era circa il 30%. Una differenza considerata statisticamente non significativa. Le ospedalizzazioni erano quasi le stesse, il 2% nel primo gruppo e il 3% nel gruppo del placebo. Inoltre, il tasso di mortalità in entrambi i casi era intorno allo 0,4%.
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