Libano: razzi su base Unifil, feriti quattro soldati italiani
Diversi razzi, presumibilmente di Hezbollah, hanno colpito ancora una volta il quartier generale di Unifil nel sud del Libano.
I feriti
Quattro militari italiani che si trovavano all’interno di uno dei bunker sono stati feriti. Martedì scorso altri otto razzi avevano centrato la base di Shama, coinvolgendo cinque militari della forza multinazionale Onu. I quattro, secondo quanto si apprende, non sarebbero in pericolo di vita. Sono in corso le indagini per stabilire la dinamica di quanto accaduto.
Il team di Unifil andrà a breve nella base italiana per verificare la dinamica dell’evento.
Le prime ricostruzioni
Secondo le prime informazioni, i due razzi sarebbero stati lanciati da Hezbollah. I soldati erano nei bunker perché era scattato il livello di allerta 3 – segnalato durante i momenti di particolare pericolosità per attacchi tra Israele ed Hezbollah in quel momento – che impone anche l’utilizzo di elmetto e giubbotto.
Le reazioni italiane
«È intollerabile che ancora una volta una base di Unifil sia stata colpita. Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano, cosa che è stata impossibile dal suo insediamento ad oggi, per chiedergli di evitare l'utilizzo delle basi Unifil come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile». Così il ministro della Difesa Guido Crosetto.
«Ho immediatamente contattato il comandante del contingente, Stefano Messina, per sincerarmi delle condizioni dei quattro militari, che non destano preoccupazioni – continua –. Ho anche contattato la mia controparte libanese ribadendo che il contingente italiano di Unifil permane nel sud del Libano per offrire una finestra di opportunità alla pace e non può diventare ostaggio degli attacchi delle milizie».
«Deve essere molto chiaro che questa organizzazione (di Hezbollah, ndr) non può pensare di giocare con le armi, se non le sanno usare decidano di fare altro», ha detto il vicepremier Antonio Tajani. «Lo dico con grande determinazione e fermezza, i militari italiani non si toccano. La situazione non è facile». I militari, ha ribadito, «sono nei bunker e non ci sono feriti gravi, assolutamente, ma questo non significa che non si debba prestare la massima attenzione, anche se ci sono combattimenti in corso, nei confronti di forze che hanno garantito la separazione tra Israele e Hezbollah, sono forze di pace e non di guerra e proprio per questo motivo nessuno deve toccarle. Noi continueremo a lavorare perché possano svolgere sempre di più un ruolo di portatrici di pace. Noi siamo fieri e vicini a tutti i nostri militari che sono impegnati in Libano, sono la parte migliore del nostro Paese e sono vicino a tutti coloro che indossano l’uniforme e sono impiegati in missione all'estero».
La premier
Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è espressa sull’accaduto. «Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia (...). Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco ancora una volta che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di Unifil e collaborino per individuare in tempi brevi i responsabili».
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