Libano, a Beirut i cecchini sparano sui manifestanti
Sale a sei morti e circa trenta feriti il bilancio provvisorio dei violenti scontri armati scoppiati stamani a Beirut tra miliziani dei partiti armati sciiti Amal e Hezbollah e non meglio precisati uomini armati e «cecchini». Lo riferisce la Croce Rossa libanese citata dai media di Beirut.
L'epicentro delle violenze, iniziate attorno alle 11 locali (le 10 in Italia) continua a essere la rotonda Tayyoune, nella parte meridionale della città e a circa un chilometro dal palazzo di giustizia. Qui era programmato un sit-in di Amal contro Tarek Bitar, il giudice che si occupa delle indagini sulla devastante esplosione del 4 agosto 2020 al porto della città, in cui morirono 219 persone. Un episodio che ha ulteriormente aggravato la crisi economica e sociale del Libano, che per la Banca Mondiale è tra le tre peggiori dal 1850. La manifestazione, davanti al Palazzo di giustizia, era stata indetta da Hezbollah e dai suoi alleati, che chiedono la rimozione del giudice. L’inchiesta va avanti da 14 mesi e finora nessun funzionario di Hezbollah è stato incriminato.
Non è ancora chiaro cosa abbia scatenato gli spari e lo scontro con kalashnikov, pistole e granate. Secondo la ricostruzione degli scontri armati fornita dai media di Hezbollah e di Amal «i cecchini miravano alla testa» dei manifestanti.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato