L'ex ciclista Rebellin travolto e ucciso da un camion: il conducente non si è fermato
Un altro atleta lascia troppo presto il mondo del ciclismo, in sella a quella bici alla quale aveva dedicato la sua vita. È morto all’età di 51 anni Davide Rebellin, campione di San Bonifacio, nel Veronese, che aveva salutato l’attività agonistica solamente lo scorso 16 ottobre, divenendo di fatto il più longevo professionista di sempre. Non è sopravvissuto all’impatto con un camion che lo ha travolto mentre si allenava tra le strade di Montebello Vicentino.
Il conducente non si è fermato, forse per non essersi nemmeno accorto dell’incidente, proseguendo la sua corsa. La Polizia e le telecamere sono ancora in azione per cercare di rintracciare il camion coinvolto.
Un incidente che ricorda tristemente quello avvenuto nel 2017 in cui perse la vita un altro campione del ciclismo, Michele Scarponi. I due si conoscevano bene e partecipavano spesso a iniziative nel mondo del ciclismo, soprattutto a favore di ciclisti con abilità motorie ridotte. A Scarponi oggi è intitolata la fondazione che da anni si batte in prima linea per «l’educazione al corretto comportamento stradale, a una cultura del rispetto delle regole e dell’altro».
Chi era Rebellin
Davide Rebellin è stato uno specialista delle corse classiche a due ruote: iniziato all’età di 10 anni ereditando la passione dal padre, l’ex-campione veneto in carriera ha vinto un'edizione dell'Amstel Gold Race, tre della Freccia Vallone e una della Liegi-Bastogne-Liegi, oltre a una tappa al Giro d'Italia. La sua medaglia più bella fu l’argento conquistato su strada nel 2008 a Pechino, poi revocato dal Cio per un risultato positivo all’antidoping (processo dal quale uscì assolto). In carriera Rebellin ha vestito le maglie delle più grandi formazioni come Team Polt, Francaise des Juex, Liquigas, Gerolsteiner e la Work Service. Il suo palmares conta anche l'argento ai Mondiali su strada di Stoccarda tra i dilettanti e l'oro in linea ai Giochi del Mediterraneo di Atene.
103 ciclisti morti nel 2022
Il drammatico episodio, nel clamore suscitato, riporta ancora una volta alla luce della ribalta i pericoli ai quali sono esposti quanti pedalano sulle strade italiane. Nei primi otto mesi dell'anno sono stati già 103 i ciclisti che hanno perso la vita a causa di un incidente nell'immediatezza del fatto, senza contare i decessi sopraggiunti a distanza di tempo negli ospedali dopo il ricovero (dati Asaps). Un dato che, rapportato alla nostra provincia, lievita ulteriormente in proporzione: sono infatti ben 4 le vittime che si contano tra i ciclisti nel Bresciano in altrettanti episodi, avvenuti da inizio 2022.1,5 metri di distanza
Anche Accpi, l’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti, da anni è in prima linea per migliorare la sicurezza di chi pedala in strada. Di recente ha trovato il sostegno del neosenatore Marco Berruto, ex ct della nazionale di volley e responsabile Sport del Pd, presentando una nuova proposta di legge per tentare di porre rimedio alla strage di ciclisti sulle strade italiane. «Accpi si batte per imporre la distanza minima di un metro e mezzo per il sorpasso di chi pedala da anni - riporta un comunicato stampa dell’associazione -. Questo è il quinto tentativo che intraprendiamo a livello legislativo e ci auguriamo che uno sportivo come Berruto riesca a segnare questo punto fondamentale per salvare tante vite. (...) 1,5 mt è un simbolo che dice che il ciclista ha diritto di stare in strada ma è anche la misura che fa la differenza tra la vita e la morte».
Non si può morire così, ma continua a succedere 💔 #DavideRebellin pic.twitter.com/By0TQgurIH
— ACCPI Assocorridori (@ACCPI1946) November 30, 2022
Al momento la distanza minima è stata introdotta quale suggerimento rivolto da comuni virtuosi lungo strade che lo consentono per ampiezza: dell'introduzione dell'obbligo sul piano normativo si era parlato in occasione della riforma del Codice della Strada 2021, ma la previsione era sfumata con grande delusione del mondo delle due ruote.
Il ciclismo in lutto
Tanta la commozione ma soprattutto la rabbia nel mondo del ciclismo, per un movimento che da tempo richiede provvedimenti e prevenzione sulle strade. «Molto bisogna fare per cultura rispetto», esordisce il presidente del Federciclismo Cordiano Dagnoni. «Con Davide Rebellin il ciclismo veneto perde una delle sue figure storiche, un esempio di atleta e di uomo andato ben oltre la sua pur strepitosa carriera agonistica. Spero che il suo esempio di passione possa essere seguito dai ragazzi che si cimentano con lo sport del pedale. Lo sport veneto per antonomasia». Così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ricorda il campione.
In segno di rispetto per la morte di Davide Rebellin, l'organizzazione di Rcs Sport ha cancellato la presentazione della nuova Maglia Rosa, un evento che si sarebbe dovuto svolgere oggi pomeriggio nel centro di Milano. «Una scelta doverosa - ha commentato Mauro Vegni, il direttore del Giro d'Italia -, non possiamo festeggiare in un giorno di lutto. Gli ospiti stavano arrivando ma non è possibile celebrare nessun evento. È un momento che ci tocca tutti da vicino. Il pensiero va a Davide e alla sua famiglia in questo terribile momento».
Rimango tremendamente scioccato nell’apprendere questa triste notizia.
— Vincenzo Nibali (@vincenzonibali) November 30, 2022
Che la terra ti sia lieve, R.I.P. Davide🙏 https://t.co/BEXwJ43dg4
Numerosi anche i messaggi d’affetto provenienti da tutto il mondo: da Vincenzo Nibali che si dice «choccato dalla notizia» (si veda il tweet pubblicato qui sopra), a Sonny Colbrelli che su Instagram ha ricordato l'ex collega («una vita in sella alla bici e adesso che potevi goderti la vita te ne sei andato»), fino al belga anche lui specialista nelle classiche Philippe Gilbert «triste per la perdita di un suo amico».
Tutti straziati per l'accaduto. L'ennesima di quelle «tragedie che non dovrebbero succedere, ma che succedono» per dirla con l'Accpi.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato