Letizia Moratti si è dimessa, probabile la candidatura alle Regionali 2023
Letizia Moratti ha rassegnato le dimissioni da assessore al Welfare e vicepresidente di Regione Lombardia e mette un punto alla lunga contesa che la vedeva da mesi in attesa di una risposta dal centrodestra alla sua disponibilità a candidarsi alle Regionali del 2023. E probabilmente la candidatura ci sarà, ma con altre alleanze e altre prospettive. E l'attenzione benevola di Carlo Calenda.
Moratti esce dalla giunta sbattendo la porta per dare anche «un forte segnale rispetto alle lentezze e alle difficoltà nell'azione di questa amministrazione» che a suo avviso «non risponde più all'interesse dei cittadini». Una decisione che giustifica non solo col «venir meno» del rapporto di fiducia con Fontana, che un mese fa aveva a sua volta rimesso nelle mani della coalizione la revoca delle deleghe della vicepresidente, ma anche alla luce di «provvedimenti contradditori assunti in materia di lotta alla pandemia», come la «scelta di anticipare il reintegro dei medici e sanitari non vaccinati o il condono sulle multe ai no vax», esempi «emblematici di una diversa impostazione politica». Critiche all'esecutivo non gradite in Fratelli d'Italia che parla di «alibi» per nascondere il rapporto ormai compromesso tre lei e Fontana dopo che «ha palesato un disegno personale di governo della Regione».
Il governatore lombardo, a Roma per incontrare Matteo Salvini e discutere di autonomia con il ministro Roberto Calderoli, non ha perso tempo, nominando al Welfare un assessore «senza distrazioni politiche», ossia Guido Bertolaso: «I dubbi che avevo espresso sul posizionamento politico di Moratti erano fondati. È chiaro che guarda verso sinistra e non da oggi», attacca il presidente che nei prossimi giorni si aspetta dal centrodestra la conferma della sua ricandidatura.
Il Terzo Polo e i dem
Moratti potrebbe ora scendere in campo con la sua rete civica «consolidata», tanto che è già nata l'associazione «Lombardia migliore» che l'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini, definisce «un think tank» dalle analogie con En Marche di Macron e le cui iniziali rimandano proprio al nome di Moratti. Difficile - sottolinea Giuseppe Sala - che possa invece candidarsi con il centrosinistra. Il sindaco di Milano poi precisa: «Vorrei capire da Calenda e Renzi, che sentirò nei prossimi giorni» se può correre con il Terzo polo.
Il leader di Azione si limita formalmente a parole di apprezzamento che suonano però come una apertura di credito: «Moratti è stata coraggiosa ha svolto un ottimo lavoro nel corso della campagna vaccinale. Sono certo che in futuro potrà dare un contributo positivo nella politica regionale o nazionale». Da quello che risulta in ambienti politici lombardi, il Terzo polo è sempre più vicino a un accordo con i dem. E se il Pd accettasse di sostenere Moratti, cosa ritenuta «molto difficile e improbabile» ma «non impossibile» per via di un'abiura troppo «tardiva», Calenda e Renzi non opporrebbero resistenza.
Ma il Terzo polo non sarebbe disposto a una corsa in solitaria a sostegno dell' ex presidente Rai e per questo un nome che potrebbe sostenere sarebbe anche quello dell'economista Carlo Cottarelli, rilanciato anche da +Europa. I dem si riuniranno domenica in un'assemblea regionale che si preannuncia come risolutiva quantomeno per definire il perimetro delle alleanze e le modalità di scelta del candidato. Se sarà confermato l'apparentamento con il Terzo polo, il M5s potrebbe allargare a sua volta la propria coalizione, magari ad altre forze ecologiste come i Verdi, Sinistra Italiana e Articolo Uno con cui già ci sarebbero state delle interlocuzioni.
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