Legale Sergio Resinovich, chiave di volta in intercettazione
TRIESTE, 16 DIC - "Chiave di volta" nell'intricato caso della morte di Liliana Resinovich, la donna di 63 anni scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata morta il 5 gennaio successivo, potrebbe essere "anche una intercettazione ambientale, nell'auto di Visintin", dove l'uomo era con un'altra persona, nel marzo 2022, e sull'utilizzo di un cordino. A sostenerlo è Nicodemo Gentile, legale di Sergio Resinovich, fratello di Liliana. Il cordino sarebbe quello che Liliana aveva stretto intorno al collo per tener fermi i due sacchetti in cui aveva la testa. L'intercettazione ambientale fu fatta pochi giorni dopo che a Sebastiano Visintin era stato chiesto di sottoporsi al prelievo del dna e il colloquio registrato "verte sulla circostanza del presunto ritrovamento del cordino da parte del coniuge in un cassetto della sua cucina". Secondo il legale dal "dialogo si evince che la persona indicata da Visintin come presente al ritrovamento dello spago in realtà non era con lui" e inoltre si denoterebbe che "gli interlocutori cercano di calibrare le parole giuste da consegnare sul punto agli inquirenti". Tutti elementi questi che per il legale sono di "centrale importanza investigativa". Nel merito, Gentile annuncia l'intenzione di chiedere nuovamente - finora senza esito - che le autorità giudiziarie acquisiscano la conversazione. Un passo che sarà fatto nella convinzione che "il cordino è fondamentale in questa vicenda soprattutto alla luce delle ulteriori lesioni individuate dalla consulenza Cattaneo, poiché elemento ritrovato intorno al collo della vittima, ed utilizzato, secondo noi, da qualcuno per imbastire la messinscena del suicidio". In altre parole, il marito della vittima avrebbe "consegnato agli inquirenti una ricostruzione smentita dall'intercettazione in parola e ritenuta traballante dagli stessi investigatori". Questi, infatti, in sede di richiesta di archiviazione "definiscono le dichiarazioni dell'uomo, in tema, 'scarsamente attendibili'".
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