Italia e Estero

Le truppe di Assad con i curdi, bombe turche sui giornalisti

Il riposizionamento di Damasco per volere di Mosca rischia di far riesplodere il conflitto
Uomini delle milizie filo turche in territorio siriano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Uomini delle milizie filo turche in territorio siriano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Clamorosa svolta nella guerra nel nord-est della Siria. Le forze curde hanno trovato un accordo con il regime di Assad, impensabile fino a qualche giorno fa, per far entrare oltre l’Eufrate truppe di Damasco «a protezione» della cittadina chiave di Kobane, minacciata dall’offensiva turca. L’intesa, mediata dalla Russia di Putin e confermata dalle parti, riguarda anche l’altra cittadina strategica contesa, Manbij, a ovest dell’Eufrate. Il tutto mentre gli americani hanno annunciato l’evacuazione dei loro mille soldati da tutta l’area coinvolta dalla campagna militare turca.

La quinta giornata di guerra è stata segnata da nuovi scontri e violenze, e da allarmanti notizie sulla fuga di centinaia di familiari di combattenti Isis. Almeno un giornalista straniero è stato ucciso assieme a un reporter turco nei pressi della località di Ras al Ayn/Serekanie. Le fonti curde parlano di altri due giornalisti stranieri uccisi, ma al momento non ci sono conferme. Né si conoscono ancora le generalità del reporter straniero ucciso che faceva parte di un gruppo di giornalisti, civili e miliziani curdi che si trovavano a bordo di pulmini diretti da Qamishli verso Serekaniye, assediata dalle forze arabo-siriane cooptate da Ankara e sotto il fuoco intenso dell’esercito e dell’aviazione turca.

L’Onu ha dal canto suo lanciato un allarme per il rischio che le violenze costringano a fuggire dalle loro case circa 400mila persone e secondo i dati dell’Osservatorio, in cinque giorni di battaglia ci sono già 130mila sfollati. A contribuire alla sensazione di caos ci sono poi le notizie del ritiro delle truppe Usa dalla base della stessa Ayn Issa, a metà strada tra Raqqa e il confine turco.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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