Italia e Estero

Le mascherine Fippi di Regione Lombardia restano in magazzino

Su 18 milioni di mascherine acquistate per 8,1 milioni dalla Regione, solo 3,3 sono state distribuite
Una delle mascherine Fippi
Una delle mascherine Fippi
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Che non fossero esattamente funzionali lo si era capito sentendo i pareri di chi le aveva indossate in ospedale. «Chi è quel feticista che le ha disegnate?», si leggeva nei commenti del gruppo Facebook dei dipendenti del Civile. Calde, scomode, inadatte al lavoro in corsia, le mascherine Fippi commissionate da Regione Lombardia a un’omonima azienda di Rho erano state bocciate da medici e infermieri poco dopo l’inizio della distribuzione, a inizio aprile. 

«Questi passamontagna li indosseranno i medici? Come opereranno visto che hanno l’orlo ampio e coprono la visione?», si leggeva online.

Due mesi dopo, il loro destino è ben diverso da quello immaginato inizialmente. La Giunta Fontana le aveva presentate come una soluzione alla mancanza di dispositivi di protezione: «Ci interessa poco l’estetica, ci interessa che proteggano», aveva detto l’assessore Cattaneo nel presentarle. Di fatto. però, sono rimaste per la gran parte in magazzino. 

 

 

La Fippi, che solitamente produce pannolini, ne ha realizzate 18 milioni, pagate 8,1 milioni di euro dalla Regione. Di queste mascherine, ne sono state distribuite solo 3,3 milioni, mentre le altre sono ferme negli scatoloni, come ha scoperto il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Marco Fumagalli, che lo scorso 3 giugno ha presentato un’interrogazione sul tema, ancora senza risposta.

«Il presidente della commissione Sanità, Emanuele Monti, ha detto che sono state conservate come scorta per eventuali nuove emergenze - dice il capogruppo dei Cinque Stelle -, ma l’impressione è che la stessa Regione sia stata in imbarazzo nel distribuirle. La domanda è: sono adatte a un uso sanitario? Sembra proprio di no. È stato fatto un pasticcio». 

Sulle Fippi è stata aperta un’inchiesta dalla Procura di Milano in seguito a un esposto presentato dall’Adl Cobas Lombardia «per accertare l’idoneità, i costi e l’aggiudicazione della fornitura delle mascherine». Stando alla denuncia dei sindacati, alcune aziende ospedaliere hanno deciso di non farle utilizzare ai propri dipendenti. D'altro canto, i commenti di chi lavora al Civile erano chiari: «Così si offende la dignità di chi lavora in ospedale», «nessuno si aspettava mascherine a forma di mutanda».

E nel frattempo sono praticamente sparite dalla circolazione, anche se è stato comunque trovato un modo per sfruttare quelle già distribuite agli ospedali. «Sono stato al Civile per una visita e all’ingresso mi hanno fatto togliere la mascherina di cotone che indossavo perché sostenevano che non fosse abbastanza sicura - ci racconta Simone -. Ho provato a spiegare che era di tela con i filtri, ma non mi hanno ascoltato». Cosa gli è stato dato in cambio? Facile: una Fippi.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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