Le accuse di razzismo rivolte a una fotografia di Gian Butturini
Un fotografia del bresciano Gian Butturini, nato nel 1935 e scomparso nel 2006, attira accuse di razzismo e scatena una polemica nel Regno Unito, a Bristol, travolgendo uno dei più importanti fotografi e curatori contemporanei, Martin Parr, dimessosi dal ruolo di direttore artistico del Bristol Photo Festival. Si tratta di un’immagine di «London by Gian Butturini», un reportage per immagini uscito nel 1969 che raccontava la capitale inglese con uno stile nuovo, immediato, sorprendente. La cronaca di un’epoca catturata da Butturini, allora trentaquattrenne, diventata poi oggetto di un culto più che giustificato tra gli appassionati. Tre anni fa, per volontà dei familiari di Gian Butturini e dello stesso Martin Parr, il libro ormai introvabile è stato rieditato dalla casa Damiani di Bologna, con un’introduzione del fotografo.
Il volume è una ristampa fedele dell’originale, tra le immagini riprodotte c’è anche quella di una donna di colore accostata nella pagina seguente a un gorilla in gabbia. Fotografie che hanno attraversato i decenni senza suscitare particolari reazioni fino a quando, come racconta il Guardian, nel 2019 Mercedes Baptiste Halliday ha ricevuto «London» per il suo diciottesimo compleanno. «Ero totalmente disgustata e offesa», ha raccontato. La studentessa di colore ha dunque iniziato una campagna contro Parr, colpevole di avere curato la riedizione del libro, raccogliendo consensi in un periodo in cui sul tema del razzismo la sensibilità è notevolmente aumentata, sulla spinta anche di movimenti come Black Lives Matter, e coinvolge ambiti diversi della società, compresa la cultura e comprese opere uscite in periodi in cui l’attenzione a riguardo era molto diversa, come London. A Bristol, per citare un esempio recente, è stata abbattuta la statua di Edward Colston, un mercante di schiavi inglese vissuto tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo. Dai primi picchetti fuori da una mostra di Parr a Londra, la protesta è salita di livello fino a quando l’interessato non ha più potuto ignorarla.
Link to apology from Martin Parr regarding the reprint of ‘London’ by Gian Butturini https://t.co/AdpcNmoWRC
— MARTIN PARR (@parrstudio) July 21, 2020
Parr ha così dato le sue dimissioni da direttore artistico del Bristol Photo Festival e gli studenti di fotografia della West England University hanno cancellato una mostra prevista per la fine dell’anno accademico nella fondazione di Parr. «L’Università è pienamente impegnata nella promozione della diversità, dell’uguaglianza e dell’inclusione e supporta la decisione degli studenti», ha dichiarato l’Ateneo. Lo stesso Parr si è scusato per quanto accaduto in una lettera inviata direttamente a Mercedes Baptiste Halliday. «Sono profondamente imbarazzato per non avere visto un accostamento di immagini razzista. Credimi: è stato un mio errore di cui sono molto dispiaciuto - ha scritto -. Non è una scusa, ma ho quasi settant’anni, sono bianco e inizio a capire che a volte non sono riuscito a vedere le cose in un’altra prospettiva. Voglio imparare e cambiare, spero anche di potere usare la mia posizione per fare qualcosa di buono a riguardo».
Parr ha anche chiesto all’editore Damiani di sospendere la pubblicazione del libro, di ritirare le copie esistenti e di farle distruggere, annunciando l’intenzione di donare la somma di mille euro, ricevuta per l’introduzione, in beneficenza. Dopo la lettera, il fotografo si è scusato pubblicamente su Twitter. Baptiste Halliday ha dichiarato all’Art Newspaper che Parr è «rappresenta una generazione di uomini di mezza età che fanno ciò che vogliono senza conseguenze. È un’istituzione e siamo solo iniziando a smantellarla». Nella sua risposta al fotografo, ha giudicato «imbarazzante» il fatto che non si fosse accorto dell’accostamento razzista, sostenendo che una persona con le sue competenze in fatto di arti visive avesse dovuto notarlo. «Inoltre, l’editore Damiani avrebbe dovuto accorgersene. È chiaro che sono stati errori ad ogni livello».
A questo punto la sorte di Parr è segnata, resta la domanda su cosa accadrà a «London» di Gian Butturini. L’autore non può dare spiegazioni su quell’accostamento, difendersi o, come ha fatto Parr, chiedere scusa. I suoi familiari ne stanno portando avanti la memoria promuovendo mostre e pubblicazioni come la ristampa finita sotto accusa e non si aspettavano certo di essere coinvolti nella cancel culture, la pratica cioè di boicottare e rimuovere le opere ritenute offensive nei confronti delle minoranze, della parità di genere e dell’uguaglianza. La figura di Gian Butturini è stata al centro lo scorso novembre di un convegno al Macof, in città, e le sue fotografie sono appena state pubblicate nel libro «Fotografia bresciana - volume 1 2019», curato dal direttore del Macof Renato Corsini, con lavori di diversi autori bresciani. Al netto delle valutazioni che se ne possono fare, l'idea la sua prima opera vada distrutto, ad ogni modo, suona quantomeno sinistra.
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