Latitante a Reggio Calabria tenta la fuga due volte: arrestato 35enne di Brescia
Un uomo di 35 anni, latitante a Reggio Calabria e residente a Brescia, è stato arrestato dopo un lungo inseguimento per una condanna definitiva a due anni di carcere per reati fallimentari, falso e resistenza a pubblico ufficiale.
Nel 2010 Federico Puortì, questo il suo nome, aveva partecipato a un’aggressione in piazzale Arnaldo ed era stato arrestato per concorso nel tentato omicidio di un 24enne rezzatese, poi ridotto a una condanna a due anni e due mesi per lesioni.
L'arresto in Calabria
Una segnalazione dell'Interpol, che aveva individuato un numero di cellulare di interesse investigativo secondo cui il latitante si stava nascondendo a Reggio Calabria, è stata poi sviluppata dalla Squadra mobile. Gli accertamenti sulle celle telefoniche hanno, infatti, dato esito positivo e Federico Putortì è stato localizzato lunedì pomeriggio al centro storico. Visti gli agenti ha tentato di darsi alla fuga ma è stato subito bloccato dalla polizia che lo ha trovato in possesso di documenti d'identità falsi intestati a un cittadino romeno. Informata la Procura ed espletate le varie formalità in Questura, prima di essere trasferito in carcere, Putortì ha lamentato dolori al braccio. Accompagnato in ospedale è riuscito a scappare strattonando i poliziotti che gli avevano tolto le manette per consentire ai medici di visitarlo. La sua fuga, però, è durata meno di 24 ore: le ricerche si sono concentrate sul rione Marconi dove risiedevano alcuni parenti e Putortì è stato sorpreso mentre andava a trovarli. Anche in questo caso il trentacinquenne ha tentato di sfuggire all'arresto. Dopo un inseguimento alcuni colpi di pistola sparati in aria, il latitante si è fermato ed è stato immobilizzato dagli agenti della squadra mobile.
Il suo nome compare anche in alcune inchieste della Dda di Milano perché il padre era in contatto con esponenti di primo piano della 'ndrangheta reggina. Accusato anche di resistenza a pubblico ufficiale dovrà scontare due anni di carcere inflittigli dal Tribunale di Brescia dopo che gli sono stati notificati anche i due mandati di arresto europei emessi dalla Romania per traffico di droga e dalla Germania per appropriazione indebita.
L’aggressione di piazzale Arnaldo nel 2010
I fatti di piazzale Arnaldo risalgono invece alla sera dell’1 giugno del 2010. È l'ora di punta della movida bresciana quando Manuel Pezzarossa, 24 enne di Rezzato, ed un suo amico si affrontano con Bilel Rezgui, 26enne di origini tunisine e Putortì, allora 23enne. Quest'ultimo, così ha raccontato, vuole chiedere ragione di un diverbio del marzo precedente a Manuel Pezzarossa. Gli animi si riaccendono di colpo. Scatta la zuffa. Nelle mani di Bilel spunta il taglierino, che in una frazione di secondo finisce nell'inguine del 24enne rezzatese, nel «Triangolo di Scarpa» dove si incrociano aorta e vena femorale. Lo choc emorragico è violentissimo. I soccorsi sono fortunatamente immediati e Manuel Pezzarossa non muore.
Rezgui e Putortì riescono a scappare, aiutati da un terzo ragazzo di origini serbe. Il primo viene rintracciato dieci giorni dopo al Sant’Anna, dove era stato ricoverato per problemi allo stomaco. Putortì viene invece fermato il 12 giugno alla stazione ferroviaria di Genova Principe dai carabinieri di Brescia, che avevano seguito gli spostamenti della ragazza di Putortì.
A novembre il caso viene derubricato da tentato omicidio volontario a lesioni dal giudice dell’udienza preliminare chiamato a giudicare i due accusati in rito abbreviato. Il 17 novembre Rezgui Bilel e Federico Putortì vengono condannati a due anni e 10 mesi e due anni e 2 mesi dal giudice dell'udienza preliminare. I due erano accusati di aver aggredito e ridotto in fin di vita Manuel Pezzarossa, 24enne di Rezzato. Il gup non ha ritenuto che la condotta dei due imputati fosse finalizzata ad uccidere.
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