L'allarme dell'Fbi: «Minacce a Biden e Harris»
Donald Trump vola ad Alamo, Texas, per celebrare «lo straordinario successo» del suo muro al confine col Messico «che sta fermando l'ingresso di fiumi di droga e un sacco di immigrati clandestini», mentre la Camera vota la mozione per chiedere al suo vice Mike Pence di destituirlo entro 24 ore con il 25esimo emendamento ma è già pronta in alternativa ad approvare mercoledì l'impeachment.
Prima di partire, il presidente ha contrattaccato per la prima volta dal 6 gennaio con tono di sfida, definendo «totalmente appropriato» il comizio incendiario in cui ha incoraggiato i suoi fan ad assaltare il Congresso e respingendo ogni responsabilità. Quindi ha bollato come «completamente ridicola» la procedura di impeachment, accusando i dem di provocare una «rabbia enorme» tra i suoi sostenitori, pur assicurando che non vuole «alcuna violenza».
L'ultima raffica l'ha riservata alle piattaforme social che hanno sospeso il suo profilo, rimosso migliaia di account controversi (oltre 70 mila su Twitter legati alla teoria cospirazionista di estrema destra QAnon) e messo al bando Parler (il Twitter di destra): «Un errore catastrofico».Nel frattempo alla Camera iniziava la lunga maratona per convincere Pence ad invocare il 25esimo emendamento contro il presidente. Una strada che ormai sembra un vicolo cieco dopo la «buona conversazione», secondo fonti della Casa Bianca, che i due hanno avuto nello studio Ovale, impegnandosi «a continuare il lavoro per conto del Paese per il resto del loro mandato».
Senza contare che occorrerebbe anche la maggioranza del governo, che continua a perdere pezzi: l'ultimo a dimettersi è stato il ministro degli Interni ad interim Chad Wolf. Sembra quindi inevitabile il voto sulla mozione d'impeachment per incitamento all'insurrezione, che alla House conta già sulla maggioranza semplice dei democratici. Resta solo da vedere quanti repubblicani romperanno le righe: finora la Cnn ne ha contati una decina su 211.
Alcuni deputati progressisti intanto hanno presentato una legge che consente ad una commissione di indagare e potenzialmente espellere i parlamentari del Grand Old Party che hanno partecipato ai tentativi per sovvertire i risultati elettorali di novembre. L'espulsione sarebbe possibile in base alla sezione 3 del 14esimo emendamento, che consente di interdire dai pubblici uffici i funzionari coinvolti in insurrezioni o rivolte contro la costituzione.
È la stessa norma suggerita da alcuni giuristi per interdire Trump dalle cariche pubbliche al posto dell'impeachment, con il voto della maggioranza semplice di entrambe le Camere.
Sale intanto la tensione in tutto il Paese dopo l'allarme dell'Fbi su possibili marce di milizie armate tra il 16 e il 20 gennaio non solo su Capitol Hill, ma anche contro i campidogli negli altri 50 Stati Usa. Uno scenario da film drammatico, quasi da seconda guerra civile. Nel web i sostenitori di Trump evocano una «Million militia march» per il 20 gennaio, giorno del giuramento del nuovo presidente, al quale potrebbe essere presente anche Ivanka, intenzionata a salvare le sue ambizioni politiche sfidando le ire del padre.
Il Bureau sta monitorando inoltre notizie di varie minacce contro Joe Biden, la sua vice Kamala Harris e la speaker della Camera Nancy Pelosi in vista della cerimonia di insediamento, mentre sta perseguendo oltre 150 sospetti per l'assalto al Congresso (la polizia di Capitol Hill invece ha sospeso due agenti e ne ha messi sotto inchiesta una quindicina). «Non ho paura di fare il giuramento all'esterno a Capitol Hill», ha commentato Biden. Ma lo stesso Trump, accogliendo la richiesta della sindaca della capitale Muriel Bowser, ha approvato una «dichiarazione di emergenza» per Washington ordinando l'assistenza federale da oggi al 24 gennaio.
Il Secret Service ha già anticipato la preparazione delle misure di sicurezza mentre a Washington stanno sbarcando migliaia di uomini della Guardia federale, sino a 15mila nel giorno del giuramento. «Non venite», ha consigliato agli americani la prima cittadina della capitale, ammonendo che «il trumpismo non morirà il 20 gennaio».
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