Italia e Estero

L'allarme dei medici sulla tenuta del sistema sanitario italiano

Al momento le strutture non sono in sofferenza, ma preoccupa una crescita esponenziale dei contagi. Il nodo della carenza dei medici
Un paziente in terapia intensiva a Cremona - Foto Ansa/Simone Venezia © www.giornaledibrescia.it
Un paziente in terapia intensiva a Cremona - Foto Ansa/Simone Venezia © www.giornaledibrescia.it
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Quasi 600 operatori sanitari, principalmente di Bergamo ma anche del resto della Lombardia, Brescia compresa, hanno firmato una lettera da inviare alle istituzioni per manifestare i propri timori per la seconda ondata di Covid. «Lo scenario prevedibile sarà caratterizzato da un notevole aumento di richieste di prestazioni e di azioni sanitarie. Il rischio è che l'intero sistema venga messo ancora una volta sotto stress estremo, ritardando la cura di altre patologie» scrivono i medici.

I sanitari sono convinti che «per arrivare ad una gestione efficace e ordinata degli eventi non può bastare la sola disciplina della popolazione, che ci ha consentito di uscire dalla fase di crisi e di immaginare una nuova normalità, ma serve una coordinata e lungimirante risposta delle istituzioni preposte, quella messa in campo sinora non è sufficiente». 

Per questo chiedono interventi per ridurre il rischio contagio dentro gli ospedali. «Riduzione delle liste di attesa di pazienti cronici oncologici, riduzione delle delle liste di attesa di pazienti elettivi, definire percorsi puliti e sporchi chiari e sicuri, creazione di percorsi rapidi per condurre precocemente in gestione extraospedaliera i pazienti Covid, e la creazione percorsi rapidi per condurre precocemente in gestione extraospedaliera i pazienti cronici di qualsiasi tipo, che sono i più fragili nei confronti dell'epidemia». Chi ha firmato la lettera ha poi proposto undici azioni extra ospedaliere per poter evitare che il Sistema sanitario torni al collasso come nel momento più acuto della pandemia a marzo scorso.

Il problema riguarda tutto il territorio nazionale. Con i numeri attuali della pandemia, infatti, «gli ospedali italiani potranno reggere almeno per 5 mesi ed al momento la situazione è gestibile, ma se dovessimo assistere ad un aumento esponenziale dei casi come sta accadendo in altri Paesi come la Francia allora il sistema ospedaliero avrebbe una tenuta di non oltre due mesi», afferma Carlo Palermo, il segretario del maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri italiani, l'Anaao-Assomed. Se si passasse dai circa 5mila casi di contagio giornalieri agli oltre 10mila come in Francia, rileva, «si rischia il crollo della prima trincea ospedaliera anti-Covid, perchè gli ospedali non sono pronti a far fronte ad un'epidemia esponenziale». «Già ora - avverte - si iniziano a registrare delle criticità, a partire dal personale sanitario carente e dalle strutture che non sempre garantiscono percorsi differenziati».

Il problema della «mancanza di personale sanitario ospedaliero - spiega Palermo - non è un problema nuovo. Abbiamo ereditato dal passato già una carenza di 6mila medici determinata dal blocco del turnover. Ma ora, con la pandemia, la situazione è peggiorata perchè l'aumento dei posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva rende ovviamente necessario anche un aumento del personale sanitario e medico addetto. Sarebbe necessaria - sottolinea - l'assunzione di almeno altri quattromila medici». Ad oggi, sostiene Palermo, «registriamo una carenza complessiva di circa diecimila medici: negli ultimi mesi sono state infatti effettuate circa cinquemila assunzioni, ma si tratta di contratti a tempo determinato, precari o libero professionali. Il problema, dunque, non si è risolto alla radice e la situazione di sofferenza negli ospedali resta».

 

 

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