Italia e Estero

L'accesso agli stadi resta limitato: «Ci sono altre priorità»

Il Cts boccia le linee guida delle Regioni per aumentare la capienza degli impianti sportivi. Si va verso la proroga dello stato d'emergenza
La tribuna del Brescia in occasione della partita con l'Ascoli - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
La tribuna del Brescia in occasione della partita con l'Ascoli - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Non ci sarà alcuna riapertura degli eventi sportivi al pubblico. Ampiamente prevista, arriva la bocciatura del Comitato tecnico scientifico alle linee guida approvate dalla Conferenza delle Regioni che puntavano a portare la capienza degli stadi e degli impianti al 25% del totale. Una decisione, quella degli esperti, in linea con quanto ribadito in questi giorni dal ministro della Salute Roberto Speranza - «bisogna puntare sulle cose essenziali, la priorità sono le scuole e non gli stadi» - e, soprattutto, conseguente all'andamento della curva epidemica tornata a valori che non si registravano dall'inizio di maggio, quando però il paese era ancora chiuso e la diffusione del coronavirus non era ancora così capillare in tutte le regioni. Vista la situazione, il governo va verso la proroga dello stato d'emergenza anche se il premier Giuseppe Conte ribadisce: «Escludo un nuovo lockdown, se si svilupperanno dei cluster interverremo in modo circoscritto». 

«Sulla base degli attuali indici epidemiologici ed in coerenza con quanto più volte raccomandato, non esistono, al momento, le condizioni per consentire negli eventi all'aperto e al chiuso la partecipazione degli spettatori», dice dunque il Cts al termine della riunione che era inizialmente prevista per martedì e che è stata invece anticipata ad oggi su richiesta del ministro. Il perché non si possano aprire gli stadi è semplice. Gli eventi sportivi, di qualsiasi serie, «rappresentano la massima espressione di criticità per la trasmissione del virus». E non solo. Prima di poter ipotizzare una riapertura, dicono gli esperti del governo, bisognerà attendere la metà di ottobre, quando si avrà chiaro «l'impatto sulla curva epidemica» della riapertura delle scuole e degli uffici pubblici. Solo allora la proposta delle regioni «potrà essere riconsiderata». 

Si continuerà quindi ad assistere agli eventi sportivi con le norme attualmente in vigore, vale a dire mille spettatori all'aperto e 200 al chiuso, prenotazione e preassegnazione del posto a sedere, rispetto del distanziamento, igiene e uso delle mascherine. Linea della massima prudenza dunque, ribadita anche da Conte al festival dell'Economia di Trento. «Dobbiamo incrociare le dita, non siamo fuori dalla pandemia. Siamo in condizioni difficili ma se riusciremo a rispettare le regole, a gestirla con la prudenza necessaria, ne usciremo quanto prima». Il monitoraggio settimanale del ministero della Salute, d'altronde, ha certificato la crescita dei contagi per l'ottava settimana consecutiva e i dati quotidiani attestano una curva del virus che si è stabilita ormai da qualche giorno sui valori di fine aprile. 

Per quanto riguarda la proroga dello stato d’emergenza, gli esperti hanno da tempo suggerito di portare la scadenza al 31 gennaio, ad un anno esatto dal primo decreto. Allo stato l'ipotesi più accreditata è che si arrivi a quella data ma con una serie di proroghe e non con un unico provvedimento. Una decisione da parte del governo è attesa per la prossima settimana. «Adesso è il momento di un'analisi scientifica e non ideologica - ha detto il ministro dell'Ambiente Sergio Costa - in funzione di quello che l'Istituto superiore di sanità ci dirà il Governo si regolerà di conseguenza». 

 

 

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