La transumanza entra nel patrimonio immateriale Unesco
Marcia trionfale ai lavori del Comitato intergovernativo Unesco, a Bogotà, per la Transumanza che è stata iscritta, con volontà unanime dei 24 Paesi votanti, nella Lista rappresentativa degli elementi dichiarati Patrimonio culturale immateriale dell'Unesco. Un ingresso che segna anche un nuovo primato mondiale per l'Italia per la quota-record di iscrizioni in ambito rurale e agroalimentare, e il sorpasso su Turchia e Belgio. Ma il riconoscimento premia soprattutto il lavoro di squadra per la candidatura della pratica pastorale tra Italia, Austria e Grecia.
«Siamo fieri di questo riconoscimento per la tradizione rurale italiana» commenta la ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova. Mentre il ministro dell'Ambiente Sergio Costa si dichiara «particolarmente contento di questo risultato che riconosce e premia il lavoro svolto dal mio capo di gabinetto, Pier Luigi Petrillo, autore del dossier, e dall'ambasciatore d'Italia all'Unesco Massimo Riccardo, che ringrazio per l'impegno profuso nel negoziato internazionale. Come ha evidenziato l'Unesco nella sua motivazione - ricorda Costa - la pratica della transumanza, rispettosa del benessere animale e dei ritmi delle stagioni, è un esempio straordinario di approccio sostenibile. Con il decreto legge clima, approvato in via definitiva, abbiamo istituito - sottolinea ancora - i "caschi verdi per l'ambiente", una task force di esperti mondiali con il compito di salvaguardare e promuovere proprio i valori naturalistici dei siti riconosciuti dall'Unesco patrimonio dell'umanità, stanziando 6 milioni di euro in tre anni per supportare le comunità e i territori chiamati a gestirli».
Nel dettaglio, la candidatura della «Transumanza» quale movimento stagionale del bestiame lungo gli antichi tratturi nel Mediterraneo e nelle Alpi, avanzata nel marzo 2018 dall'Italia come capofila insieme alla Grecia e all'Austria, è stata coordinata a livello internazionale dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e ha visto il coinvolgimento diretto delle comunità italiane nelle Regioni di Puglia, Basilicata, Campania, Molise, Lazio, Abruzzo, Lombardia e province di Trento e Bolzano.
Per Coldiretti, «il riconoscimento tutela un'attività ad elevato valore ecologico e sociale poiché si concentra nelle zone svantaggiate e garantisce la salvaguardia di 38 razze a vantaggio della biodiversità. Tuttavia, la pastorizia è in declino: nell'ultimo decennio il «gregge Italia» sia passato da 7,2 milioni di pecore a 6,2 milioni perdendo un milione di esemplari».
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