Italia e Estero

La riforma della scuola è legge, ma è protesta

Sono stati 277 i sì, e 173 i no. Contrari Lega, Forza Italia, M5S, Sel, Fratelli d’Italia. Proteste in Aula e in piazza
SCUOLA: VIA LIBERA ALLA RIFORMA
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Montecitorio ha approvato la riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, con delega al governo per il riordino delle relative disposizioni, senza modifiche rispetto al testo licenziato in seconda lettura dal Senato.

Non sono mancati, anche nelle battute finali della discussione, momenti di contestazione messi in atto soprattutto da Lega Nord e M5s.

La riforma appena varata dal Parlamento prevede, tra l'altro, l'assunzione in due fasi di 102mila docenti, lo
stanziamento di 200 milioni da utilizzare dal 2016 per premiare i professori nell'ambito della valutazione
introdotta dal ddl. I presidi potranno ricorrere alla chiamata diretta. Viene inoltre potenziato il meccanismo
dell'alternanza scuola-lavoro.

«La riforma della scuola ora è legge dello Stato: il Parlamento ha discusso a lungo, il confronto è stato complesso e a tratti aspri, anche eccessivamente. Ci sono state critiche e proteste, alcune comprensibili, altre decisamente meno giustificabili. Tuttavia ora tutto questo è alle nostre spalle mentre avanti a noi c'è la possibilità straordinaria di investire nuove risorse nella scuola italiana, assumendo centomila insegnanti delle Gae, preparando il terreno
per il concorso riservato ai docenti abilitati, rilanciando l'autonomia e responsabilizzando tutti, a cominciare dai
dirigenti scolastici».

La vice presidente della Camera, Marina Sereni commenta così il voto di Montecitorio che dà l'ok definitivo alla riforma della scuola. «Per far funzionare la riforma ora servono molti adempimenti che devono essere predisposti in tempi stretti e con la collaborazione di tutti i livelli decisionali. Saranno i fatti a dimostrare che con questa riforma studenti, insegnanti e famiglie avranno una scuola migliore e più opportunità. Una sfida per tutti che non possiamo mancare».

La Rete degli studenti, invece, annuncia «battaglia» sin dal primo giorno di scuola contro una legge «contro gli studenti». Pronti «a scendere in piazza e a mobilitarsi fino a quando non verrà cambiata radicalmente, a partire dal primo giorno di scuola», dice il portavoce, Alberto Irone. E annuncia che sarà solo la data iniziale di un autunno denso di mobilitazioni studentesche. Ma il ministro non si smuove: «L’anno scolastico partirà «con regolarità a settembre», dice Giannini. «Abbiamo superato la supplentite che ha afflitto per decenni la scuola italiana».

 

 

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