Italia e Estero

La maxi truffa delle false opere d'arte: perquisizioni a Brescia

Dodici denunciati e un autore ancora da trovare: ha fatto tappa anche a Brescia l'inchiesta sulle false opere di Dadamaino
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Dodici persone sono state denunciate dai Carabinieri del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza perché accusate di associazione per delinquere dedita alla contraffazione e alla commercializzazione, in Italia ed all'estero, di numerosissime opere d'arte contemporanea fatte risalire a Edoarda Emilia Maino, in arte Dadamaino, un'artista milanese, affermatasi nel medesimo periodo di Castellani, Fontana e Manzoni, la cui produzione si è concentrata particolarmente negli anni '50.

L'indagine trae origine dalla denuncia presentata nell'ottobre del 2014, al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza, da un esperto d'arte che aveva notato uno spropositato incremento sul mercato di pezzi di «Dadaimano», artista molto apprezzata perché contribuì attivamente ai movimenti dell'avanguardia artistica milanese degli anni Cinquanta con le sue ricerche geometrico-percettive. 

Le successive attività investigative, coordinate dalla Procura di Milano, hanno permesso di individuare 12 soggetti appartenenti a un'organizzazione che a vario titolo era dedita alla certificazione e alla successiva commercializzazione di opere false, nonché di evidenziare nella loro condotta delittuosa anche la transnazionalità. Diverse opere, infatti, sono state esposte in gallerie di Londra, New York e Parigi

In particolare, tra gli imputati spiccano i tre componenti dell'archivio dell'artista, incluso l'allora direttore artistico, un indiscusso e stimato critico d'arte a livello internazionale, che fornivano la determinante certificazione d'autenticità delle opere false. Sono 462 quelle archiviate e poi immesse sul mercato da tre coimputati, titolari di una galleria d'arte della provincia di Milano. 

Quest'ultimo esercizio commerciale, per garantire la legittima provenienza delle opere, apponeva sulle stesse, il timbro di una rinomata fondazione culturale la cui presidentessa
risulta imputata. Si calcola che le opere siano state vendute sul mercato italiano ed estero tra i 20mila e i 60mila euro ognuno, per un giro d'affari complessivo che supera i 20 milioni di euro.

Nel corso dell'attività sono state eseguite 31 perquisizioni locali, nelle province di Asti, Bergamo, Brescia, Firenze, La Spezia, Lodi, Mantova, Matera, Milano, Modena, Monza e Brianza, Pisa, Roma e Varese, che hanno consentito il sequestro di 90 «Volumi», corredati da false certificazioni di autenticità come accertato da uno storico dell'arte, un restauratore e un grafologo nominati come tecnici dal pm Luigi Luzi. Non è stato ancora possibile identificare l'autore dei falsi.

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