Italia e Estero

La libreria come sfondo? Serve per guadagnare credibilità

Il ruolo dello sfondo nella stagione dei mille collegamenti in rete
L’erede al trono di Inghilterra Carlo durante una videochat con i familiari reali
L’erede al trono di Inghilterra Carlo durante una videochat con i familiari reali
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Quello che uno dice non è importante quanto la libreria alle sue spalle. È lo slogan di un account Twitter che sta spopolando nel Web. Bookcase Credibility è il nome, e tra il serio e il faceto, fa l’analisi del sangue a politici e attori, giornalisti ed esperti, scrutando gli scaffali sullo sfondo dei video zoom o skype che dominano la scena della comunicazione in questi tempi di clausura. L’idea è curiosa ed è molto più profonda di quanto non appaia, a cominciare dal quesito: come mai quasi tutti scelgono di riprendersi davanti ad uno scaffale carico di volumi?

Perché, in fondo, sono convinti che una libreria alle spalle attribuisca autorevolezza e credibilità a chi parla. Aveva ragione Umberto Eco quando analizzava la fenomenologia di Mike Bongiorno come icona dell’opinione popolare: allo spettatore appare colto chi ha letto molti libri. O almeno vuol farlo credere. Poi ognuno aggiunge un tocco personale: un fiore che ingentilisce, una foto di famiglia, l’immagine di un viaggio.

Si aprono spiragli domestici: il professor Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco, svela che le statuine di giraffe e elefanti sulla libreria alle sue spalle le ha collocate il nipotino. Ognuno manifesta le proprie preferenze: il principe Carlo tiene libri sui cavalli, l’imprenditore Bruno Cucinelli ha coloratissime spole di cashmere, Salvini ha memorabilia di Trump e Putin. Il politico di sinistra mette in evidenza «Il Capitale» di Thomas Piketty, mentre l’attrice Cate Blanchett allinea i venti volumoni dell’Oxford English Dictionary. I filosofi Massimo Cacciari e Umberto Galimberti vivono in stanze foderate da volumi. Ci sono scaffali ordinatissimi e scansie affollate ed arruffate, ripiani spartani e componibili dell’Ikea e palchetti d’antiquariato, o mensole quasi vuote come quelle che appaiono alle spalle di Barack e Michelle Obama.

Librerie da studio e scaffali da salotto manifestano un intreccio di quotidianità ed estetica. L’emblema di questa rappresentazione è immortalato nel video della politica britannica Michelle Ballantyne, ripresa davanti ad una grande foto nella quale è ritratta con alle spalle una biblioteca. È un gioco degli specchi che rivela assai più di quanto si possa sospettare. Innanzitutto riguarda il rapporto tra libri e tecnologia. Sugli schermi di computer e device ipertecnologici che avrebbero dovuto segnare la fine del libro come oggetto e strumento, cancellare carta e inchiostro come supporti obsoleti, relegare le biblioteche a luoghi arcaici e polverosi, si ricorre a libri, scaffali e biblioteche per darsi una patente di attendibilità e credibilità. Per una sorta di eterogenesi dei fini, il fenomeno segna la rivincita del libro e del suo ruolo.

Non è un caso se mai come in questi giorni appaiono saggi e romanzi che hanno le biblioteche come ambiente e tema. Su tutti spicca un volumetto di Roberto Calasso: «Come si ordina una biblioteca». Lo scrittore-editore sfugge alla catalogazione tecnica, modello Dewey, per riportare la libreria al suo ruolo di metafora di come i libri si dispongano nella nostra mente prima ancora che sugli scaffali. I libri sono organismi palpitanti che raccontano di sé quanto di chi li ha raccolti: per apprendistato familiare, per conquiste personali, per amicizie e sintonie. Calasso dà quindi piena ragione a Bookcase Credibility. Ai libri si affida una patente di autorevolezza forse anche perché per molti restano un mondo inesplorato e ostico.

Anche se mai come in questi giorni di isolamento rovistare sui ripiani e prendere in mano un volume è stato consolante, più di metà degli italiani non legge. Il settore è in costante crisi. E ora si prova a rilanciarlo con un altro bonus. Speriamo. La crisi pandemica sta mettendo in difficoltà l’intero settore a livello mondiale, ci sono incertezze anche per la più grande rassegna europea, la Buchmesse di Francoforte. Il libro, in questa fase difficile, si affida alle piattaforme web: audiolibri, e-book... e Amazon, monopolista incontrastato. È un’altra sfaccettatura del gioco di specchi tra carta e schermo. Tuttavia quelle inquadrature webcam rilanciano una verità per ora incontrovertibile: il libro riconquista la scena. Ancora una volta aveva ragione Umberto Eco: il libro non scompare, perché come il cucchiaio e la ruota, è un oggetto che nel suo genere ha raggiunto la perfezione. Bookcase Credibility, appunto: l’attendibilità sta sugli scaffali.

 

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