La fine dell'era Trump: «Il nostro movimento è solo all'inizio»
L'addio di Donald Trump è affidato ad un video registrato lunedì sera nella Blue Room della Casa Bianca e diffuso 24 ore dopo, alla vigilia del cambio della guardia con Joe Biden.
Un addio amaro, pieno di frustrazione, di rabbia, di rancore, anche se per la prima volta si spinge ad invitare gli americani a «pregare per la nuova amministrazione, perché abbia successo nel mantenere il Paese prospero e sicuro». Un obiettivo, sottolinea, per il quale ci vuole anche «fortuna». Ma le sue sono parole di un leader al capolinea che continua a non accettare la sconfitta e che ha finito il mandato in maniera drammatica, travolto dai suoi stessi eccessi. Per questo lasciato solo, circondato unicamente dai familiari e da una ormai ridottissima pattuglia di fedelissimi ed irriducibili.
«Voglio che sappiate che il nostro movimento è solo all'inizio», promette però Trump, sempre più perso nei meandri di quelle teorie cospirazioniste secondo cui le elezioni sono state truccate e rubate da un fantomatico «deep state».
Ad una ad una elenca le promesse elettorali mantenute: «Sono orgoglioso di quello che abbiamo raggiunto insieme. Abbiamo fatto quello per cui siamo arrivati qui, e molto di più», rivendica. Poi a proposito di quanto accaduto in Congresso afferma che «la violenza politica non può essere tollerata». Ma oramai a scaricarlo sono anche i suoi alleati di sempre e i vertici del partito che nel 2016 lo ha fatto eleggere.
L'ultimo schiaffo arriva dal leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell: «È lui che ha provocato la folla che ha assaltato il Congresso, riempiendola di bugie». Parole pesantissime in vista del voto del Senato sull'impeachment, con un processo in Senato che potrebbe porre la parole fine su ogni ambizione politica futura di Trump e dei componenti della sua famiglia.
Per quanto controversi siano stati i suoi quattro anni di presidenza, anche sul fronte della gestione della pandemia, nessuno prima dei tragici fatti del Congresso immaginava un congedo simile. Niente interviste di commiato, e niente discorso alla nazione in diretta tv e in prima serata, come si conviene ad ogni presidente uscente.
Trump nell'ultima settimana del suo mandato non è mai uscito dalla Casa Bianca. Nessuna apparizione pubblica, solo in pochissimi lo hanno incontrato. Le ultime parole da Commander in Chief verranno pronunciate ore prima che inizino le celebrazioni dell'Inauguration Day davanti un hangar della base di Andrews, dove Trump salutato dalle note di una banda militare salirà per l'ultima volta a bordo dell'Air Force One e si involerà verso la Florida e un futuro pieno di incognite e di incertezza.
Anche per le tante inchieste giudiziarie che lo aspettano e le difficoltà finanziarie in cui si trova il suo impero di famiglia. Non ha rinunciato però a seminare le ultime mine sulla strada della nuova amministrazione. Come la revoca a partire dal 26 gennaio del bando dei viaggi dall'Europa e dal Brasile, deciso a suo tempo nel tentativo di frenare i contagi: un passo questo per tentare di sabotare il tentativo di Biden di imprimere una svolta alla lotta al virus. E poi l'attesa raffica di controversi provvedimenti di grazia e di commutazione della pena, soprattutto per salvare gli ultimi amici e alleati ancora nelle grinfie della giustizia, come il suo ex stratega Steve Bannon o il suo amico e avvocato personale Rudolph Giuliani.
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