Italia e Estero

La festa è finita: ecco Expo 2015 dopo la chiusura

Ingressi senza code, decumano vuoto e Albero della vita senza spettatori: le immagini dell'Esposizione universale chiusa sabato scorso
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
  • Expo 2015 dopo la chiusura
    Expo 2015 dopo la chiusura
AA

Niente code agli ingressi, silenzio lungo il decumano, padiglioni svuotati e Albero della vita senza spettatori. L'Expo di Milano è finita e, in attesa che si trovi una destinazione per la grande area tra Milano e Rho, restano le strutture private del pubblico che le ha affollate nei sei mesi di apertura. Strutture che vanno smontate per essere recuperate o distrutte.

Resteranno, infatti, intatte nell’area espositiva soltanto il Padiglione Zero, Palazzo Italia, l’Albero della Vita, Cascina Triulza e l’Open Air Theatre, mentre gli spazi dei singoli Paesi, delle aziende e delle Ong seguiranno i propri diversi destini. A cominciare da quelli che saranno venduti (un’asta assegnerà quelli di Belgio e Brasile, rete compresa), fino a quelli che verranno demoliti (Corea, Spagna, Uruguay, Thailandia, Germania, Qatar, Corea) o i cui materiali finiranno sul mercato (Nepal, Argentina, Colombia, Ecuador e Giappone). 

In mezzo, una serie di idee che hanno nel riuso il minimo comun denominatore. Torneranno allora in patria i padiglioni di Cile, Angola, Barhain (diventerà un giardino botanico), Azerbaijan (sarà un museo di arte contemporanea a Baku), Regno Unito, Estonia e le torri della Svizzera. Quello degli Emirati andrà a Masdar City, mentre la Repubblica Ceca donerà il suo alla città di Vizovice e i conteiner del Principato di Monaco saranno la sede della Croce Rossa in Burkina Faso.

L’Austria dovrà espiantare le sue 12mila piante, 54 delle quali alte fino a 16 metri che saranno ripiantumate in un’area vicino Bolzano; sul fronte corporate lo spazio della Coca Cola diventerà un campo da basket a Milano, Kinder+Sport sarà trasferito in Africa sottoforma di aule didattiche e un’infermeria, l’Ovs sarà asilo negli uffici di Mestre per i dipendenti del gruppo Coin. Infine, la struttua di Save the Children andrà a una scuola in Libano, mentre il Children park dovrebbe essere trasferito in un parco di Milano. 

Il commissario unico di Expo, Giuseppe Sala, ha più volte spiegato di voler rendere questa fase di smantellamento la più rapida e efficiente possibile, in modo da consegnare i terreni vuoti a Arexpo - la società pubblica che ne è proprietaria - anche prima rispetto al termine previsto che è a maggio 2016. Intanto, a primavera dovrebbero riprendere l’attività l’Albero della Vita, Palazzo Italia e il Padiglione Zero, mentre Cascina Triulza ha già annunciato che non si fermerà divulgando il programma delle iniziative di novembre.

Quanto al futuro del sito, l’unica certezza è il vincolo dell’area a verde (54%), anche se l’ipotesi più accreditata è che vi venga realizzato un campus universitario dove l’Università Statale di Milano dovrebbe trasferire alcune sue facoltà, affiancato da una cittadella della ricerca e l’innovazione così come suggerito da Assolombarda. Sul fronte di quanti, invece, hanno trovato lavoro tra i padiglioni in questi mesi, il ministro Giuliano Poletti ha già avuto modo di sottolineare che non esistono automatismi per ulteriori reclutamenti, che l’esperienza di per sè sarà motivo di ausilio nella ricerca di nuovi impieghi e che comunque c’è l’impegno, insieme alla Regione, per applicare a questa forza lavoro gli strumenti esistenti per supportarla nel reinserimento nel mercato..

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia