La faglia dell'Appennino torna a fare paura dopo L'Aquila
È lo «stiramento» dell'Appennino, ossia il processo di estensione da Est a Ovest, il meccanismo all'origine del terremoto di magnitudo 6 che ha colpito Rieti alle 3:36 di oggi e che ha finora provocato oltre 40 scosse in una zona di circa 30 chilometri compresa fra Lazio, Marche e Umbria.
Lo indicano le prime analisi condotte dai sismologi dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
«Il tipo di movimento osservato dai dati sismici indica una faglia estensionale, simile a quella all'origine dei terremoti più recenti e vicini, ossia quello de L'Aquila del 2006 e quello di Colfiorito del 1997», ha detto il sismologo Alessandro Amato, dell'Ingv.
«Anche quei terremoti - ha aggiunto - erano stati superficiali, avvenuti come questo alla profondità compresa fra 8 e 10 chilometri, cosa che spiega i forti scuotimenti»..
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