La Diamond Princess dopo tre mesi lascia il porto di Yokohama
Ha tolto definitivamente gli ormeggi e lasciato la baia di Yokohama, a sud di Tokyo, la nave da crociera Diamond Princess, divenuta suo malgrado simbolo dell'emergenza sanitaria divampata per prima in Cina e, allo stesso tempo, responsabile di aver risvegliato l'attenzione mediatica sulla pandemia a livello globale. Era il 25 gennaio quando un passeggero 80enne di Hong Kong, sbarcato dalla nave nell'ex colonia britannica, venne trovato positivo al coronavirus dopo esser salito sulla Diamond in Giappone dove a bordo c'erano 3.700 passeggeri provenienti da 56 diverse nazioni.
Dieci giorni dopo, la malattia fu diagnosticata a 10 persone a bordo e dal 4 febbraio la Diamond iniziò il lungo attracco nella baia di Yokohama per l'inizio del periodo di quarantena. Nelle settimane successive oltre 710 passeggeri risultarono positivi al coronavirus, con 13 morti accertate. Numerose critiche sono state mosse al governo di Tokyo, colpevole secondo diverse amministrazioni di non aver fatto abbastanza per prevenire la diffusione dei contagi a bordo. Gran parte dei governi, tra cui quello italiano, degli Stati Uniti e dell'Australia, decisero successivamente di evacuare i propri cittadini e farli rientrare in patria.
Durante l'intero periodo di emergenza il comandante della nave, l'italiano Gennaro Arma, è stato elogiato per la gestione abile e lungimirante della vicenda, aiutato da un equipaggio composto da almeno 15 connazionali, tutti risultati negativi al secondo test del coronavirus, prima di rientrare in Italia a metà marzo. La Diamond Princess ha terminato i lavori di sanificazione in linea con le norme del ministero della Sanità nipponico e completato la fase di ammodernamento nelle officine della Mitsubishi Heavy Industries, ma l'operatore Usa Carnival non si sbilancia sul suo possibile riutilizzo in futuro, assicurando che nessuna crociera verrà realizzata nell'arcipelago giapponese almeno fino al primo ottobre.
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