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«La Corea del Nord è pronta a un nuovo test nucleare»

Secondo gli Stati Uniti sono state rilevate attività nella base dei test nucleari di Punggye-ri
Il leader nordcoreano Kim Jong-un - Foto Korean Central News Agency/Korea News Service via AP/Ansa
Il leader nordcoreano Kim Jong-un - Foto Korean Central News Agency/Korea News Service via AP/Ansa
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Le immagini satellitari scattate il 12 aprile disegnano un quadro chiaro e inquietante: la base dei test nucleari nordcoreani di Punggye-ri, nascosta nelle montagne del nordest, mostra «attività continue» e uno scenario «adatto e pronto» a un'altra detonazione, in tempo magari per il 15 aprile, giorno del 105esimo compleanno del «presidente eterno» Kim Il-sung, nonno dell'attuale leader Kim Jong-un

L'ultimo aggiornamento apparso su 38 North, sito curato dallo US-Korea Institute di Washington, think tank della Johns Hopkins University, rileva movimenti al portale nord, quello di accesso alle strutture sotterranee dei cinque test finora fatti, tra un piccolo mezzo o un carrello, 11 probabili contenitori imballati di equipaggiamenti o scorte nell'area amministrativa principale «coperti da teli incerati, una formazione di personale e diversi individui in movimento», si legge nel rapporto. Insomma, attività compatibili con i preparativi finali della detonazione. 

Con «l'armada» - la portaerei Uss Carl Vinson e il suo gruppo navale d'attacco - in avvicinamento verso la penisola coreana, il presidente Usa Donald Trump tycoon ha affidato la sua fiducia a un cinguettio: «Sono convinto - ha scritto su Twitter - che la Cina si occuperà adeguatamente della Corea del Nord. Ma se non saranno in grado» di agire, «gli Stati Uniti, con i loro alleati lo faranno». 

E il lancio di ieri della superbomba Moab in Afghanistan è un messaggio chiaro per Pyongyang. Il pressing su Pechino non si attenua. 

Il ministro degli Esteri Wang Yi ha ribadito la posizione già esposta dal presidente Xi Jinping nella telefonata di ieri con il presidente americano. «La forza delle armi - ha osservato Wang - non può risolvere i problemi e la Cina è contro il caos e la guerra che potrebbero scoppiare nella penisola coreana», e non è negli «interessi di tutti i Paesi, inclusi Usa, Giappone e Corea del Sud». 

Fatto sta che malgrado lo stop di febbraio all'import di carbone del Nord per tutto l'anno e il bando ad altri prodotti rispettando le risoluzioni Onu, lo scambio Pechino-Pyongyang ha avuto nel primo trimestre 2017 un balzo del 37,4%, a 1,22 miliardi di dollari, secondo le Dogane cinesi. Pechino concentrava il 90% dell'interscambio del Nord, di cui il 40% grazie al carbone. A Seul i militari smorzano gli allarmismi di 38 North non avendo rilevato attività «inconsuete», ha spiegato il colonnello Roh Jae-cheon, portavoce del Comando di Stato maggiore, citato dalla Yonhap. A Tokyo invece il premier Shinzo Abe ha detto in parlamento che Pyongyang potrebbe armare i missili con il gas sarin: una ragione in più per ridimensionarne la folle corsa agli armamenti. 

Nella capitale nordcoreana c'è stata l'inaugurazione della nuova zona residenziale nel centro della città, a Ryomyong Street, alla quale Kim Jong-un ha partecipato con il taglio del nastro rosso. Su un'area di 900.000 metri quadri, nelle immagini della tv di Stato Kctv, oltre 40 grattacieli per 4.800 appartamenti e 60 edifici pubblici saranno destinati a educatori e alle loro famiglie. Il premier Pak Pong-ju, nel suo discorso, ha detto che l'impresa completata in un anno scarso di lavori è stata «più grande di una detonazione nucleare».

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