La Cina inizia la guerra valutaria tagliando lo Yuan
La banca centrale cinese ha tagliato di un ulteriore 1,62% il valore di riferimento dello yuan. È la seconda svalutazione dopo l’1,9% di martedì. Le Borse europee hanno reagito male bruciando 227 miliardi. Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 2,96%. Le vendite hanno colpito ancora l’auto con Fiat Chrysler che ha perso il 6,5%.
La decisione imprevista delle autorità cinesi destabilizza i mercati europei e si teme che possa dare il via a un nuovo capitolo delle guerre valutarie.
Sono forti le pressioni politiche per svalutare ancora la moneta e favorire l’export e l’economia. La spinta sarebbe per svalutazioni graduali, che evitino fughe di capitali e non disincentivino l’utilizzo dello yuan nelle transazioni internazionali. Secondo gli esperti cinesi il deprezzamento dello yuan per essere efficace e aiutare veramente l’economia dovrebbe essere intorno al 10%.
Probabilmente a far pendere l’ago della bilancia verso la svalutazione è stato il dato shock di luglio sul calo dell’8,3% delle esportazioni. Il governo di Pechino ha fissato un target di crescita del 7% quest’anno e intende non scostarsi troppo da questo obiettivo nei prossimi cinque anni. Per questo ha messo mano alla moneta.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato