Karim Franceschi: «Io, combattente con i curdi contro l'Isis»
«I curdi del Rojava, cioè della Siria settentrionale, non meritano attenzione e plauso solo perché combattono con successo l’Isis, ma anche perché propongono un nuovo tipo di organizzazione sociale e statuale, che possiamo chiamare confederalismo democratico, valido in termini generali per l’intero Medio Oriente e non solo. È un sistema antagonista a quello vigente e si regge su quattro pilastri: autonomia di tutti i gruppi sociali senza che nessuno sia egemone, ecologismo, libertà e parità delle donne, democrazia».
Lo affermano, all’unisono, Karim Franceschi, già combattente a Kobane, Fabio Clerici e Silvia Todeschini, attivisti reduci da esperienze in Kurdistan. I tre sono stati protagonisti, ieri sera, di un dibattito sui curdi siriani, tenuto al Festival di Radio Onda d’Urto.
Karim Franceschi, 27 anni, di Senigallia, la star della serata, è diventato noto per essere andato a combattere con i curdi dell’Ypg, a Kobane, dal 9 gennaio all’8 aprile del 2015. Era arrivato quando la città stava per cadere nelle mani dell’Isis e se n’è andato quando l’abitato è stato liberato assieme a tutti i 350 villaggi della contea. «Abbiamo combattuto senza sosta: non abbiamo nemmeno avuto il tempo di festeggiare la vittoria. Eravamo solo tre stranieri: io, col nome di battaglia Marcello, un americano, soprannominato Aguid, il Coraggioso, e uno spagnolo», racconta, all'incontro come nel suo libro «Il combattente» edito da Bur.
Leggi il servizio integrale sulla testimonianza di Franceschi sull'edizione del Giornale di Brescia in edicola oggi, lunedì 22 agosto 2016, scaricabile anche da qui
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