Jfk, la Cia, Trump e le carte segrete. 54 anni dopo l'omicidio
Donald Trump è pronto ad alzare l'ultimo velo sul «mistero infinito» di Dallas, a 54 anni dalla morte di John Fitgerald Kennedy, l'assassinio più indagato del secolo, con le sue numerose teorie complottistiche in contrasto con la conclusione ufficiale che ad uccidere il presidente fu solo Lee Harvey Oswald.
«Pur essendo soggetto a ricevere ulteriori informazioni, consentirò, come presidente, la divulgazione dei documenti su Jfk a lungo bloccati e classificati», ha annunciato su Twitter
il presidente manifestando la sua intenzione di non usare il suo potere di veto su quanto prevede la Kennedy Assassination Records Collection Act.
Subject to the receipt of further information, I will be allowing, as President, the long blocked and classified JFK FILES to be opened.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 21 ottobre 2017
La legge, varata nel 1992 per dissipare la teoria cospirativa alimentata dal film di Oliver Stone «Jfk» l'anno precedente, aveva già consentito la divulgazione di milioni di pagine legate all'omicidio ma aveva fissato per il 26 ottobre 2017, dopo 25 anni, la scadenza per pubblicarli tutte. Negli Archivi nazionali restano ancora circa 3100 file che contengono decine di migliaia di pagine mai viste prima. Bisognerà vedere però se Trump darà disco verde totale o se invece manterrà alcuni documenti top secret, opzione che sembra riservarsi con le «ulteriori informazioni» di cui è in attesa.
A chiedere il segreto, almeno parziale, è l'intelligence, in particolare la Cia, stando ai media, ma anche all'ex consigliere della campagna di Trump, Roger Stone. «Una buonissima fonte della Casa Bianca, non il presidente, mi ha detto che la Cia, specificatamente il direttore Mike Pompeo, sta premendo sul presidente perché non diffonda quei documenti», ha sostenuto in una intervista Stone, co-autore di un libro sulla morte di Kennedy. «Perché? Perchè credo mostrino che Oswald era stato addestrato, allevato e messo in azione
dalla Cia», ha aggiunto.
Una portavoce di Trump, Lindsay Walters, ha precisato che la Casa Bianca sta lavorando per garantire che «possa essere diffusa la massima quantità di dati al pubblico» senza «danni identificabili» alla sicurezza nazionale. Il timore ufficiale è che alcuni documenti potrebbero contenere fonti e metodi di intelligence, rivelando operazioni degli anni Novanta, ossia di un periodo relativamente recente. Ma secondo alcuni media potrebbero invece mettere in imbarazzo Cia e Fbi, rivelando che Oswald era più che noto alle agenzie di spionaggio Usa.
Tra i file ancora classificati ce ne sono alcuni considerati «il capitolo misterioso nella storia dell'assassinio». Si tratta del viaggio di sei giorni di Oswald a Mexico City, alcune settimane prima del delitto, in cui incontrò spie cubane e sovietiche e finì sotto la stretta sorveglianza di Cia ed Fbi: che cosa sapevano le agenzie di intelligence, e cosa fecero? L'uccisione di Kennedy è rimasta una ossessione nella storia e nell'immaginario collettivo degli Usa, dove la maggioranza degli americani crede ancora ad una cospirazione.
Come quella evocata nel film di Oliver Stone, secondo cui l'assassinio fu pianificato dai più alti vertici della Cia, con la complicità dell'Fbi e del Pentagono, in collaborazione con la mafia americana, i cubani anti Castro e con l'avallo dell'allora vicepresidente Lyndon Johnson, allo scopo di poter proseguire la guerra del Vietnam a vantaggio delle gerarchie militari e dei fornitori di armi.
Anche Trump comunque ha contribuito ad alimentare le teorie cospirative, insinuando sospetti in campagna elettorale sul padre del suo rivale Ted Cruz: «Era con Lee Harvey Oswald prima che sparasse», accusò.
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