Italia e Estero

Italicum, scontro finale: Renzi attacca sulla fiducia

Il premier vorrebbe evitare il voto segreto: lo scontro vede ai ferri corti la maggioranza di governo e tutto l’arco delle opposizioni
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Oggi, lunedì, va in scena lo scontro finale sull’Italicum. Uno scontro che vede ai ferri corti la maggioranza di governo e tutto l’arco delle opposizioni e che continua a creare tensione anche nel Pd, dove l’eventualità di una fiducia sul testo - è l’avvertimento della minoranza Dem - rischia di acuire il logoramento interno al partito. 


E domenica a dirlo è Roberto Speranza, che dopo un lungo silenzio conferma il suo addio all’incarico di capogruppo e affonda: «la fiducia sarebbe una violenza vera e propria al Parlamento italiano».


Il Parlamento si prepara a giorni di fuoco. Oggi inizia la discussione generale sul testo (il voto finale non si terrà comunque questa settimana) e martedì ci sarà il primo snodo, quello delle pregiudiziali di costituzionalità e di merito (che saranno accorpate) già annunciate da FI. Il voto, salvo colpi di scena, dovrebbe tenersi martedì a scrutinio segreto mentre resta ancora in stand by la decisione del premier Matteo Renzi pronto ad «attaccare» ponendo la fiducia (superando così il voto segreto). Più probabile, invece, che la fiducia venga messa sugli articoli del ddl. Ed è su questo punto che la minoranza Pd alza le barricate.


Pronta la replica del renziano Ernesto Carbone: «Fermarsi ora perché la minoranza non vuole è irrispettoso nei confronti del partito». Ma il tema nel Pd di Renzi, osserva Speranza, va oltre la legge elettorale: «Sono dell’idea che non debba esserci un partito della Nazione in cui c’è dentro di tutto» e che si allontana dal mondo del lavoro «imbarcando pezzi di ceto politico del centrodestra».

La minoranza del Pd resta divisa tra chi per non votare la fiducia uscirà dall’aula o chi si esporrà in prima persona. «Renzi fa delle pressioni inaccettabili, se cade il governo non finisce la legislatura», tuona il capogruppo FI Renato Brunetta mentre ambienti azzurri si dicono non preoccupati del dissenso filo-renziano dei verdiniani. E mentre Sel definisce l’ipotesi fiducia «un’aberrazione» il M5S, con Alessandro Di Battista, si prepara ad «azioni extraparlamentari perché il Parlamento è totalmente esautorato».

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