Iraq, attentato ai soldati italiani: feriti in cinque
Sono saltati su un Ied, uno di quegli ordigni esplosivi improvvisati che hanno mietuto vittime in Afghanistan e in Iraq, mentre erano in missione insieme ai Peshmerga che stavano addestrando: cinque uomini delle forze speciali italiane sono rimasti feriti nel Kurdistan iracheno, tre in maniera grave.
Sono stati subito portati in elicottero a Baghdad e appena possibile verranno trasferiti in Italia. Nessuno, comunque, sarebbe in pericolo di vita.
L’attentato - che capita a due giorni dal sedicesimo anniversario della strage di Nassiriya, in cui morirono 19 italiani - è avvenuto poco dopo le 11 locali a un centinaio di chilometri da Suleymania, città di quasi un milione di abitanti nel nord dell’Iraq. Un team di commandos della Task force 44 - un gruppo di Forze speciali analogo a quello attivo da molti anni in Afghanistan, la Task force 45 - era impegnato in un’attività a supporto della Special Tactic Unit dei Peshmerga, i combattenti curdi da sempre in prima linea contro l’Isis. Il convoglio era composto anche da mezzi blindati, ma l’esplosione avrebbe interessato una pattuglia di militari che stava procedendo a piedi. La deflagrazione ha investito cinque incursori italiani, due parà del nono reggimento d’assalto Col Moschin dell’Esercito e tre del Goi, il gruppo operativo incursori della Marina: uomini super addestrati, il meglio delle Forze armate italiane.
Due hanno riportato solo abrasioni e microfratture e sono subito stati giudicati fuori pericolo, mentre gli altri tre sono rimasti gravemente feriti. In particolare, secondo quanto è stato possibile apprendere, uno avrebbe perso alcune dita di un piede, un altro avrebbe subìto la parziale amputazione della gamba e il terzo un’emorragia interna. I cinque militari coinvolti dall’esplosione - Marco Pisani, Paolo Piseddu, Andrea Quarto, Emanuele Valenza, Michele Tedesco sono stati evacuati con elicotteri americani della coalizione anti-Isis in un ospedale militare da campo a Baghdad e, appena possibile, verranno trasferiti in Italia. Sia l’ambasciatore italiano a Baghdad Bruno Antonio Pasquino, sia il ministro della Difesa Lorenzo Guerini confermano che, pur essendo le loro condizioni serie, nessuno è in pericolo di vita. Lo stesso Guerini, subito messo al corrente dell’attentato dal capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Enzo Vecciarelli, ha immediatamente informato il premier e il capo dello Stato: sia il presidente Mattarella che Conte hanno manifestato solidarietà e vicinanza ai militari feriti, alle loro famiglie e alle forze armate, al pari degli altri vertici istituzionali e di tutte le forze politiche, unite in un sostegno bipartisan. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha anche ribadito in serata che «la guerra al terrorismo deve continuare e continuerà».
Quello che è accaduto conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che nonostante l’indebolimento dell’Isis, l’Iraq resta un Paese ancora lontanissimo dalla pacificazione: i miliziani dello Stato islamico, pur non combattendo più a viso aperto, continuano a condurre attentati e attacchi con tecniche militari. Nella zona di Kirkuk, non lontano da dove è avvenuto l’attentato, solo nella prima metà del mese di ottobre sono stati segnalati oltre 30 attacchi da parte di cellule dell’Isis rivolti contro le forze di sicurezza irachene. Che sono quelle che i militari italiani stanno addestrando. I militari italiani in Iraq sono impegnati nella missione «Prima Parthica/ Inherent Resolve, l’operazione della coalizione multinazionale contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq cui partecipano 79 paesi e 5 Organizzazioni internazionali. Il contributo italiano alla missione, iniziata il 14 ottobre 2014, ha previsto un impiego massimo di 1.100 militari, 305 mezzi terresti e 12 mezzi aerei, oggi sul campo secondo gli ultimi dati della Difesa ci sono 868 uomini. La missione prevede l’addestramento delle forze di sicurezza curde ed irachene - con il personale italiano dislocato tra Erbil, nel Kurdistan iracheno, e Baghdad - la ricognizione aerea con i droni e attività di rifornimento carburante in volo per i velivoli della coalizione. Ad Erbil opera il personale dell’Esercito nell’ambito del «Kurdistan Training Coordination Center» il cui comando è attribuito alternativamente per un semestre all’Italia e alla Germania. A Baghdad e a Kirkuk sono invece impegnati gli uomini delle forze speciali, appartenenti a tutte le forze armate italiane, che hanno il compito specifico di addestrate i militari iracheni del «Counter Terrorism Service (Cts) e le forze speciali e di sicurezza curde.
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