Inchiesta sui rider, la Procura: «Non possono essere schiavi»
Oltre «60mila lavoratori» di società del delivery, ossia Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo, dovranno essere assunti dalle aziende come «lavoratori coordinati e continuativi», ossia passare da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati. E ciò sulla base, come spiegato in una conferenza stampa della Procura di Milano, di verbali notificati stamani alle aziende.
«Diciamo al datore di lavoro - è stato spiegato - di applicare per quel tipo di mansione che svolgono i rider la normativa, di applicare i contratti adeguati e quindi ci devono essere quelle assunzioni». Altrimenti saranno presi «provvedimenti» specifici.
A fine maggio 2020 i carabinieri del Nucleo tutela del lavoro hanno sentito con dei questionari centinaia di rider, circa «un migliaio su strada», che lavorano per le principali piattaforme di food delivery proprio per acquisire informazioni utili all'inchiesta pilota della Procura di Milano sul fenomeno dei fattorini in bici, coordinata dal pool «ambiente, salute, lavoro» guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti.
Un'inchiesta che, partita da Milano, si è estesa con un monitoraggio su tutta Italia, coi verbali di contestazioni notificati stamani alle quattro aziende, e con la collaborazione di Inail e Inps. Un monitoraggio in tutte le province per fotografare, attraverso la voce dei lavoratori, le modalità di svolgimento del servizio, i rapporti di lavoro e le forme di tutela garantite, sotto il profilo della sicurezza su strada, ma anche sanitaria. Se le aziende non assumeranno i rider con le garanzie previste dalla normativa, saranno sottoposte a «decreti ingiuntivi».
I verbali sono stati inviati perché, è stato chiarito, non è stato «riscontrato all'atto pratico che c'erano le regolarizzazioni e le assunzioni» che andavano fatte in base al quadro normativo attuale (sui rapporti di lavoro dei rider c'è anche una recente sentenza della Cassazione). In più, alle aziende sono state notificate «ammende» per oltre 733milioni di euro per violazioni delle norme sulla sicurezza del lavoro dei ciclofattorini. «In tutta Italia - ha spiegato il comandante del Nucleo tutela lavoro dei carabinieri Antonino Bolognani - c'è una situazione di grave disagio, c'è pressione su questi lavoratori che devono fare consegne in determinati archi temporali».
«Il problema dei rider - ha spiegato il procuratore Greco - è conosciuto e uguale in tutto mondo, ci sono sentenza dei tribunali spagnoli, australiani, ma è un tema trattato da un punto di vista giuridico in modo molto superficiale». E ancora: «Per loro c'è un problema di pericolosità del lavoro, ci sono tanti rider a cui non vengono forniti mezzi adeguati, scarpe, e rischiano quando piove per l'usura delle gomme».
La Procura ha inoltre aperto un'indagine «fiscale» su Uber Eats, filiale italiana del colosso Usa «sia configurabile una stabile organizzazione occulta» dal punto di vista fiscale. Il procuratore Francesco Greco a proposito del trattamento dei rider spiega «non è più il tempo di dire sono schiavi, ma è il tempo di dire che sono cittadini» e serve nuovo «approccio giuridico» perché «hanno un trattamento di lavoro che gli nega il futuro». Per la mancata sicurezza dei rider alle società del delivery «contestate ammende» per «oltre 733 milioni di euro».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato