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Inchiesta Covid a Bergamo: indagati Conte, Speranza, Fontana e Gallera

In tutto sono 19. Tra i nomi di spicco ci sono anche Franco Locatelli, Silvio Brusaferro e Agostino Miozzo
L'ingresso del Tribunale di Bergamo - © www.giornaledibrescia.it
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Sono 19 in tutto gli indagati nell'inchiesta sulla gestione del Covid a Bergamo che è stata chiusa oggi. Tra questi, ci sono l'ex premier Giuseppe Conte, l'ex ministro Roberto Speranza, il presidente della Lombardia Attilio Fontana, l'ex assessore al welfare Giulio Gallera, il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. Gli avvisi di conclusione dell'indagine sono in via di notifica.

In Tribunale a Brescia

Per Conte e Speranza, gli atti verranno inviati al Tribunale per i ministri (che corrisponde alla sede della Corte d'Appello, dunque a Brescia). Sono già stati estratti - come prevede la legge - tre magistrati titolari e i due supplenti che fanno parte del Tribunale dei Ministri: nei prossimi giorni riceveranno gli atti di inchiesta e valutaranno l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Conte e Speranza.

In via di notifica

Da quanto si è saputo, Fontana e Gallera, anche attraverso i loro legali, non hanno al momento ricevuto alcun atto riguardante la chiusura dell'inchiesta della Procura di Bergamo anche a loro carico.

Nessuna comunicazione formale, dunque, allo stato da parte dei pm sul fatto che siano indagati nell'inchiesta appena chiusa dopo tre anni. Entrambi erano stati sentiti come testimoni nell'indagine. Gli avvisi di chiusura dell'inchiesta sono in via di notifica, ma agli indagati, quindi, potrebbero arrivare soltanto domani.

Nell'inchiesta, che conta 19 indagati in totale, tra cui pure l'ex coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo e l'ex capo della Protezione civile Angelo Borrelli, le ipotesi di reato sono di epidemia colposa, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti d'ufficio.

Il commento

Il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani spiega: «Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza di Bergamo, sono state articolate, complesse e consistite nell'analisi di una rilevante mole di documenti acquisiti e/o sequestrati, sia in forma cartacea che informatica, presso il Ministero della Salute, l'Istituto Superiore di Sanità, il Dipartimento della Protezione civile, Regione Lombardia, Ats, Asst, l'ospedale Pesenti-Fenaroli di Alzano Lombardo, nonchè di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall'attività investigativa, oltre che nell'audizione di centinaia di persone informate sui fatti».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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