In Serbia trionfa Vucic, al suo partito oltre il 60%
Trionfo annunciato per il presidente Aleksandar Vucic in Serbia. Rispettando tutti i pronostici della vigilia, il Partito del progresso serbo (Sns, conservatore) guidato da Vucic ha vinto con larghissimo margine le elezioni parlamentari e amministrative di oggi nel Paese balcanico.
I primi dati parziali diffusi in serata dalla tv pubblica Rts, basati su elaborazioni degli istituti Ipsos e Cesid, assegnano allo Sns percentuali superiori al 60%. Il primo dato del 63,4% è stato limato successivamente al 62,5% man mano che il campione esaminato aumenta.
Ma il successo del presidente appare inconfutabile, considerando anche che al secondo posto in termini di consenso, e lontanissimo, figura il Partito socialista (Sps) del ministro degli esteri Ivica Dacic, alleato di governo, che ottiene il 10,7%, una percentuale peraltro inferiore alle attese e alle previsioni dei sondaggi che parlavano di cifre al di sopra del 12%.
Stando ai primi dati parziali, sarebbero solo tre le forze politiche a superare la soglia di sbarramento del 3% e a ottenere seggi nel parlamento unicamerale di 250 deputati. Oltre a Sns e Sps, anche il movimento Spas, forza di opposizione moderata di centrodestra guidata dall'ex pallanuotista Aleksandar Sapic, accreditato di circa il 4%.
Tutte le altre 18 forze politiche in lizza sarebbero al di sotto del 3%. L'opposizione, che inizialmente nei mesi scorsi sembrava voler correre unita e fare muro contro l'Sns di Vucic - il fronte di opposizione era accreditato fra il 13% e il 14% - ha poi deciso di boicottare il voto ritenendo che non ci fossero in Serbia le condizioni per elezioni libere e democratiche. Ma successivamente l'opposizione stessa si è divisa, con le forze più dure e radicali che hanno confermato il boicottaggio, mentre altri partiti e movimenti su posizioni più moderate hanno deciso di partecipare alla consultazione, anche dopo l'abbassamento dello sbarramento dal 5% al 3%.
Il risultato tuttavia non è stato dei migliori per gli avversari di Vucic, visto che - stando ai primi dati parziali - solo una forza di opposizione entrerebbe in parlamento. Dragan Djilas, uno dei leader dell'opposizione radicale, ha tuttavia sostenuto che il boicottaggio ha avuto successo abbassando l'affluenza che è stata a suo avviso molto inferiore al 50% di cui parla lo Sns, cosa questa che non conferisce legittimità al potere di Vucic. Per Djilas la partecipazione sarebbe stata poco superiore al 40%, e a Belgrado solo del 36%.
L'ultimo dato ufficiale della commissione elettorale relativa alle 18 parlava di una partecipazione del 40,82%. Il partito di Vucic ha reso noto in serata che alle urne si è recato poco più del 50%. Stando ai primi dati parziali, all'Sns di Vucic andrebbero 180 seggi dei 250 complessivi del parlamento, all'Sps 30, a Spas 11. Una maggioranza schiacciante che consentirebbe al partito del presidente di governare da solo e di continuare - come ha più volte detto Vucic in campagna elettorale - nel programma di riforme per la modernizzazione del Paese e la realizzazione delle necessarie infrastrutture, unitamente al capitolo relativo al Kosovo e alla difficile ricerca di un accordo sulla normalizzazione dei rappporti con Pristina.
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