Italia e Estero

Immigrazione, la Libia pronta a collaborare per fermare i barconi

Tripoli ha dichiarato la propria disponibilità a collaborare con l'Italia per arginare il fenomeno della migrazione clandestina
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La tragicità del naufragio della notte tra sabato e domenica, ma probabilmente anche la risposta che i leader dell’Unione europea stanno mettendo a punto in queste ore, hanno spinto Tripoli a dichiarare la propria disponibilità a collaborare con l’Italia per arginare il fenomeno della migrazione clandestina dalle coste libiche.

A Tripoli hanno sede un governo e soprattutto un parlamento che non sono riconosciuti dalla Comunità internazionale ma sono anche le uniche autorità al momento responsabili delle coste, quelle occidentali semi-abbandonate a meno di 300 chilometri da Lampedusa. Un comunicato ufficiale emesso martedì da una commissione del Congresso nazionale generale (Gnc, il parlamento di Tripoli) riferisce che l’assemblea e il governo da essa sostenuto «affermano la propria disponibilità a cooperare con il Governo italiano per lottare contro l’immigrazione clandestina attraverso il Mediterraneo» e «per mettere fine a queste tragedie».

Con riferimento ai negoziati per la creazione di un governo di unità nazionale mediati dall’Onu con Tobruk (dove ha sede parlamento e governo riconosciuti internazionalmente), il Gnc fra l’altro «chiede di sostenere gli sforzi» per una «soluzione politica globale che ci aiuti a realizzare la stabilità, a ristabilire l’autorità dello Stato e controllare le frontiere». Anche se il testo era subito sparito dal web, l'agenzia ufficiale Lana aveva rilanciato anche in inglese la «disponibilità» dell'esecutivo a «cooperare con l'Ue per combattere immigrazione illegale e terrorismo».

La speranza è che il mediatore Onu, Bernardino Leon, riesca a mettere d'accordo Tobruk e Tripoli sui punti che da tre mesi tengono in stallo i negoziati. Il futuro esecutivo dovrebbe innanzitutto combattere la minaccia dell'Isis insediatosi a Derna e a Sirte, ma anche rappresentare quell'auspicato «numero di telefono» che possa essere chiamato da chi vuole coordinarsi con la Libia per distruggere i barconi prima che siano usati dai trafficanti.

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