Italia e Estero

Il Vaticano ha chiesto al governo di «rimodulare» il ddl Zan

La richiesta della Santa Sede si avvale per la prima volta del Concordato, il documento che regola il rapporto fra Stato e Chiesa
La cupola di San Pietro - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
La cupola di San Pietro - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Il Vaticano ha ufficialmente chiesto al governo italiano di modificare - «rimodulare» è la parola usata dalla Santa Sede - il ddl Zan. Così com'è ora, secondo il Vaticano, potrebbe configurare una violazione del Concordato, cioè il documento ufficiale che regola il rapporto fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, in vigore dal 1984, mettendo a rischio «la piena libertà» della Chiesa cattolica.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il primo quotidiano a diffondere stamattina la notizia, è stato mons. Richard Gallagher, il diplomatico vaticano che tiene i rapporti con gli Stati (una sorta di ministro degli Esteri della Santa Sede), a far pervenire sul tavolo del ministro degli Esteri Luigi Di Maio una nota con la richiesta formale lo scorso 17 giugno. Il caso è molto significativo perché si tratterebbe della prima volta che la Chiesa interviene nell’iter di approvazione di una legge italiana, esercitando le facoltà previste dai Patti Lateranensi e dalle successive revisioni oggi vigenti.

In alcuni punti della lettera riportata dal Corriere si legge che: «Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato». Il comma 1 è quello che assicura alla Chiesa «libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero episcopale», mentre il comma 2 garantisce «ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». In altre parole, la preoccupazione del Vaticano è che la libertà di espressione venga compressa dalle nuove norme e che «non si possa più svolgere liberamente l'azione pastorale, educativa, sociale». Ma il pensiero del Papa è anche per quelle scuole cattoliche per i quali i genitori pagano una retta e che invece si dovrebbero «adeguare a nuovi eventi e programmi legati, sì, all'omofobia e anche al gender e ad una concezione della famiglia che non coincide con la dottrina della Chiesa».

Sulla questione, che oggi ha aperto un dibattito acceso su tutti i giornali diventando di fatto il tema di giornata, interverrà domani anche il premier Mario Draghi. «Sarò in Parlamento tutto il giorno, mi aspetto che me lo chiedano e risponderò in maniera ben più strutturata di oggi. È una domanda importante», ha detto ai giornalisti alla fine della conferenza stampa a Cinecittà sull’approvazione del Pnrr da parte della Commissione europea. Un commento è arrivato anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: «I Trattati europei proteggono la dignità di ogni singolo essere umano e proteggono la libertà di parola, tra altri valori. E portare questi valori in equilibrio è un lavoro quotidiano nella nostra Ue». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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