Il silenzio di Draghi sui ministri, la lista entro domenica
Coesione. È la parola che Mario Draghi pone al centro, nella formazione del suo governo. È coesione sociale, ma anche coesione delle forze che sosterranno l’azione dell’esecutivo. Solo con la coesione si può dare corpo a decisioni coraggiose nel Paese.
Ed è questa la ragione per cui i partiti della larghissima maggioranza confidano che il premier incaricato terrà conto delle loro sensibilità, nella scelta dei ministri. Ma sceglierà Draghi, come da sue prerogative costituzionali. Non è affatto detto che sciolga già nelle prossime ore, come i partiti si aspettano, la riserva: potrebbe salire al Quirinale stasera o prendersi ancora 24 ore per comporre la lista e poi giurare con i suoi ministri entro la settimana.
L’ex presidente della Bce lavora tutto il giorno senza rompere il silenzio. Circola voce di un colloquio con Conte e aumentano i rumors di un possibile ingresso del premier uscente nel governo, alla Farnesina o da superministro della Transizione ecologica. È stata la prima giornata dedicata da Draghi alla composizione della squadra, insieme alla prosecuzione del lavoro sul programma, in vista del discorso sulla fiducia in Parlamento, che si ipotizza possa essere martedì (se non lunedì) al Senato e il giorno dopo alla Camera.
Intanto il silenzio di Draghi non fa che aumentare le ipotesi più disparate sui futuri ministri. Si discute già anche delle ambite deleghe all’Economia, ministero per il quale viene ancora considerato in pole Daniele Franco, direttore generale di Bankitalia: si fanno i nomi di Ernesto Maria Ruffini per la riforma del fisco e poi di figure politiche esperte, come il leghista Garavaglia.
Negli ambienti politici c’è grande agitazione tra chi aspira a entrare al governo, anche da sottosegretario. Continua a circolare l’ipotesi che i ministri di partito siano dodici: tre al M5s, due ciascuno a Pd, Fi e Lega, uno a Leu, Iv e Misto. Quanto ai nomi, si citano Giancarlo Giorgetti e Riccardo Molinari o Giulia Bongiorno per la Lega, Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli per il M5s con Vito Crimi sicuramente nella compagine governativa ma magari ancora sottosegretario, per il Pd sarebbero in lizza Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. In Fi si citano Antonio Tajani e Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, per Leu Roberto Speranza, per Iv Teresa Bellanova.
Resisteranno questi nomi alla prova di Draghi? Non confermati sono i nomi dei possibili tecnici al governo. Circola con insistenza l’ipotesi di Carlo Cottarelli alla Pa, Marta Cartabia alla Giustizia, Luciana Lamorgese all’Interno, Rocco Bellantone alla Salute, Elisabetta Belloni agli Esteri, per il Welfare circola il nome del bresciano Roberto Rossini, così come per l’Innovazione quello di Vittorio Colao.
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