Il ministro Gelmini: «Draghi merita rispetto. Fiducia in Mattarella»
Che tirasse aria di crisi era evidente da giorni. Tanto che - per i corridoi dei Palazzi, ma soprattutto tra i ministri che siedono al tavolo con il premier - tutti avevano capito che i partiti dell’alleanza di governo, arrivati a questo punto, avrebbero potuto fare ben poco.
Sapevano che se il MoVimento 5 stelle avesse «tirato troppo la corda», il premier sarebbe uscito dalla porta principale senza indugi. Una situazione tesissima e ben chiara, al punto che ben prima delle annunciate dimissioni del presidente del Consiglio - poi respinte al mittente dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - tanto il ministro agli Affari Regionali Mariastella Gelmini quanto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, hanno annullato la loro presenza al dibattito conclusivo dell’assemblea delle Province d’Italia (Upi) «in conseguenza della possibile crisi di Governo» recitava candidamente la nota ufficiale, che annunciava anche la riunione del Consiglio dei Ministri per le 15.30.
Mariastella Gelmini non si è sbilanciata fino al passo decisivo del premier. Per poi sottolineare: «La decisione del presidente del Consiglio, Mario Draghi, merita rispetto: il suo lavoro di questi mesi merita la gratitudine del Paese». Non risparmia però critiche pungenti sulla decisione del MoVimento 5 stelle di uscire dall’Aula in occasione del voto di fiducia sul dl Aiuti.
«Quello che è accaduto in Parlamento per le contorsioni di un movimento politico irresponsabile è stato grave e ha prodotto degli effetti. Il rischio fondamentale da scongiurare adesso è che le conseguenze di questo atto ricadano sulle italiane e sugli italiani».Il ministro per gli Affari Regionali sottolinea anche che «ora la parola passa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che è figura di garanzia per tutti e che saprà individuare la strada migliore per fare uscire il Paese da questa crisi». La via maestra insomma è il presidente della Repubblica, specie dopo che ha respinto le dimissioni di Draghi.
Il premier ora (ed è questo l’auspicio sia dei ministri sia di Mattarella) potrebbe infatti fare «marcia indietro» per evitare di lasciare il Paese in bilico in piena estate e accettare dunque un secondo mandato: a quel punto dovrebbe tornare davanti alle Camere per verificare di avere i numeri necessari per creare un nuovo Esecutivo. A quel punto, se la Lega fosse disposta a sostenere un nuovo governo da lui presieduto (verosimilmente in questo caso senza il MoVimento 5 stelle di Conte) il Governo potrebbe andare avanti.
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