Il governo si è impegnato a rinnovare le convenzioni per lo Spid
Dopo settimane in cui si è parlato molto del rischio di chiusura dello Spid, il Sistema pubblico di identità digitale, il governo si è impegnato a rinnovare le convenzioni con i gestori.
Lo Spid è un sistema di credenziali che permette di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione come il pagamento della Tari o la prenotazione di una visita medica. In Italia hanno un’identità Spid più di 34 milioni di persone. La convenzione tra lo Stato e le aziende che gestiscono il servizio era stata prorogata a fine aprile dopo la scadenza di dicembre e per settimane non si è più saputo nulla delle intenzioni del governo. Secondo quanto riportato da Assocertificatori, l'associazione che rappresenta la maggior parte dei gestori, a inizio marzo il sottosegretario all’Innovazione tecnologica Alessio Butti ha assicurato ai fornitori l’intenzione di procedere con il «rinnovo pluriennale del servizio» e di riconoscere loro un compenso economico che renda l'attività sostenibile.
Diverse testate come la Stampa avevano infatti scritto che al momento lo Stato dà un milione di euro complessivi agli identity provider, i siti che offrono la possibilità di registrare uno Spid (il più usato è Poste Italiane). Gli identity provider hanno chiesto che la cifra salga a 50 milioni da dividere tra gli operatori. Per ora non c’è ancora un accordo su questo punto ma si è parlato della possibilità che questi soldi vengano garantiti dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
L'identità digitale nazionale unica
Nel frattempo il governo continua a sostenere la necessità di un’identità digitale nazionale unica, che accorpi lo Spid e la carta di identità elettronica (Cie). «Il governo non vuole eliminare l’identità digitale, ma averne solamente una, nazionale e gestita dallo Stato (proprio come quella che gli italiani portano nel loro portafogli dal 1931)» aveva scritto Butti in una lettera sul Corriere della Sera. Anche la Cie serve ad accedere a una serie di servizi della pubblica amministrazione ma bisogna inserire la carta di identità in un lettore di smart card ed è molto meno usata dello Spid: nel 2022 sono state segnalate 21 milioni di autenticazioni tramite Cie contro un miliardo di Spid.Secondo quanto anticipato dal Sole 24 Ore il governo punta a definire entro giugno «il percorso evolutivo dell’identità digitale, valorizzando gli importanti risultati conseguiti dal sistema Spid e dagli attori che vi stanno partecipando».
Intesa lascia
L’ultima novità è che dal 23 aprile Intesa non sarà più uno dei gestori di identità digitale abilitati dall’Agenzia italia Digitale. Chi possiede l’identità Spid di Intesa avrà la possibilità di riottenere gratuitamente le credenziali da un altro gestore accreditato a sua scelta. Entro il 31 marzo 2023 Intesa provvederà comunque a informare tutti i propri utenti comunicando le modalità per ottenere le nuove credenziali (chi vuole può anche scrivere a info_spid@intesa.it). Restano quindi attivi gli altri identity provider Aruba, Tim, Register, Infocert, Namirial, Poste, Sielte, TeamSystem, Lepida, InfoCamere ed Etna.
I fondi del Pnrr
Nel frattempo proseguono i bandi del Pnrr per assegnare fondi alle pubbliche amministrazioni che adottano i sistemi di identificazione digitale. Scade il 24 marzo un avviso da 25 milioni di euro per l’estensione dell’utilizzo dello Spid e della Cie. Complessivamente il piano di digitalizzazione della Pa del Pnrr stanzia 255 milioni di euro per Spid, Cie e Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr).
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