Il Giappone vieta l'uso della app DeepSeek nei ministeri
![epa11880770 The Chinese app DeepSeek and ChatGPT applications on a mobile device, in Copenhagen, Denmark, 07 February 2025. Deepseek, is a Chinese artificial intelligence (AI) app that offers comparable performance at a fraction of the cost of its rivals. EPA/Liselotte Sabroe DENMARK OUT](https://api.gdb.atexcloud.io/image-service/view/acePublic/alias/contentid/1h488h472cq41c5lzk9/1/denmark-ai-deepseek.webp?f=16%3A9&w=826)
TOKYO, 08 FEB - Il governo giapponese invita i dipendenti dei ministeri e delle agenzie governative ad astenersi dall'utilizzare l'intelligenza artificiale (IA) sviluppata dalla startup cinese DeepSeek, a causa di "preoccupazioni sulla gestione delle informazioni personali" da parte della società. Lo ha annunciato il capo di gabinetto Yoshimasa Hayashi durante una conferenza stampa, in concomitanza con la partenza del premier nipponico Shigeru Ishiba negli Stati Uniti per il vertice con il presidente Donald Trump. Le istituzioni governative che utilizzano applicazioni che riguardano l'intelligenza artificiale generativa, dovranno ottenere un'approvazione preventiva all'interno della propria organizzazione specificando l'ambito e gli scopi d'uso. "I ministeri e le istituzioni competenti che si occupano di questo problema lavoreranno insieme per affrontare la questione delle intelligenze artificiali, inclusa l'app DeepSeek", ha detto Hayashi, aggiungendo che verranno istituiti quadri internazionali di cooperazione con le istituzioni governative di altri Paesi per raccogliere informazioni sul tema. Il software di intelligenza artificiale relazionale di DeepSeek, diventata in poco tempo l'app più scaricata dell'Apple Store, continua ad attirare molta attenzione, in particolare tra gli alleati Usa, poiché, nonostante i costi di sviluppo relativamente bassi rispetto ai giganti statunitensi del comparto, ha superato in molti indicatori di prestazione la concorrente Chat GPT di OpenAI, lanciata lo scorso anno con investimenti multi miliardari. Le ultime decisioni in materia in Giappone, seguono quelle analoghe adottate in Corea del Sud, Taiwan, e Australia. In Italia il Garante della privacy ha inviato una richiesta di informazioni all'App cinese per chiarire numerosi aspetti legati al trattamento dei dati personali degli utenti, e i "potenziali rischi per milioni di cittadini italiani". Secondo gli analisti è solo l'inizio di una lotta per il dominio tecnologico nell'IA che vedrà contrapposti gli Stati Uniti e la Cina. In questa direzione vanno i tentativi di Washington di restringere le vendite alle imprese cinesi dei chip più avanzati.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato