Il centrodestra tiene tutti sulle spine: da Tremonti a Santanché, i big in pole
Il nervosismo aveva lo scatto alla risposta. Per tutta la giornata di ieri, i papabili candidati hanno avuto i nervi a fior di pelle e tra tensioni, liti e qualche colpo basso erano in molti dal territorio a chiedere informazioni proprio ai giornalisti. Alla fine di un mercoledì tachicardico è stato chiaro che le carte della giocata determinante - ossia quelle definitive - si scopriranno sostanzialmente all’ultimo, così da evitare «ritorni di fiamma».
Le caselle
A tenere tutti sulla graticola sono stati i leader del centrodestra, che hanno scelto la tattica del «le faremo sapere più tardi, ci siamo quasi». Matteo Salvini era in Versilia insieme al segretario lombardo Fabrizio Cecchetti: aveva annunciato l’invio dello schema per le 15. Alle 22 ancora non era ancora arrivato a destinazione. Forza Italia è rimasta impenetrabile, ma ha chiarito subito che la chiusura del cerchio si sarebbe raggiunta non prima della serata di oggi, così da non alimentare il tam tam di telefonate. Fratelli d’Italia, invece, si è riunita per tutta la sera: la coordinatrice regionale Daniela Santanché è scesa a Roma.
Quello di Giorgia Meloni è il partito in cui più di tutti regnano le grandi aspettative: ieri i telefoni erano roventi, il nervosismo ha più volte lasciato il passo a previsioni di vendette, rivolte, proteste. E tutto questo senza che neppure mezza decisione fosse trapelata. Alla fine di una giornata interminabile, il mosaico che - a spizzichi e bocconi - è trapelato da Roma è il seguente: nella Lega i seggi sicuri sarebbero quelli di Simona Bordonali all’uninominale della Camera nel collegio delle Valli e di Stefano Borghesi, confermato al Senato.
Per quanto riguarda Forza Italia, Adriano Paroli avrebbe una chance nell’uninominale del capoluogo, tornando quindi alla Camera: i due seggi degli azzurri al Senato sarebbero infatti per Silvio Berlusconi e Licia Ronzulli. Per quanto riguarda Fratelli d’Italia, il canovaccio su cui si starebbe lavorando sembrerebbe prevedere Daniela Santanché capolista nel proporzionale della Camera, seguita da Diego Zarneri, Cristina Almici (che punta però alle Regionali) e Giangiacomo Calovini. C’è un altro seggio che Fratelli d’Italia ha richiesto fin dall’inizio alla coalizione: quello del Garda, dove i rumors danno quasi per certo l’arrivo di un esterno, primo fra tutti l’ex ministro Giulio Tremonti, che proprio a Desenzano in passato ha trascorso per anni le vacanze estive. Il senatore uscente Gianpietro Maffoni sarebbe infine confermato al Senato, nel seggio a scavalco tra Brescia e Bergamo.
Metodo
In tutta questa partita, buona parte delle caselle del proporzionale, a ieri sera, restano un mistero destinato comunque a svelarsi a ore. Dalla Lega, i più vicini al Capitano ripetono che «tutti gli uscenti devono stare tranquilli», che «nessuno sarà lasciato indietro». Ma la matematica è impietosa: gli uscenti sono sette e i posti a disposizione due o tre. «Ci sono le posizioni di sottogoverno, dai viceministri ai capisegreteria, senza contare il salvagente eventuale delle Regionali» ribattono dai vertici. In casa Forza Italia c’è preoccupazione: è chiaro che se Paroli occuperà l’uninominale del capoluogo, al proporzionale non ci sarà probabilmente altro margine di manovra per Brescia, che dovrà lasciare spazio alle altre province. Ai papabili in spasmodica attesa della telefonata del sospiro di sollievo con la quale dovrebbe essere annunciato loro di andare a firmare per il maggioritario, i big ricordano che potrebbe arrivare al fotofinish. Questo perché le liste sono collegate e quindi il modulo può essere vergato quando c’è il via libera di tutti i partiti, perché in quel caso si tratta di candidature di coalizione.
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