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Il cardinale Becciu andrà a processo in Vaticano

Il caso è quello delle sospette operazioni finanziarie della Segreteria di Stato vaticana a Londra. Con il porporato altre nove persone
Il cardinale Angelo Becciu - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il cardinale Angelo Becciu - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Il cardinale Angelo Becciu e altre nove persone andranno a processo in Vaticano per via del caso delle sospette operazioni finanziarie della Segreteria di Stato vaticana a Londra, per cui è in corso una grossa inchiesta dal 2019.

Non c'è però solo il palazzo di Sloane Avenue 60, un immobile di lusso acquistato dal Vaticano per varie centinaia di milioni di euro quando Becciu era sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede. C'è anche molto altro nel fascicolo d'inchiesta sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato che oggi ha portato al rinvio a giudizio in Vaticano di 10 persone - tra cui prelati, funzionari della Santa Sede, finanzieri e manager - e quattro società, per reati dal peculato alla truffa, dall'abuso d'ufficio all'appropriazione indebita, dalla corruzione all'estorsione e altri. 

C'è soprattutto il quadro di quello che gli inquirenti vaticani definiscono «un marcio sistema predatorio e lucrativo» a danno della stessa Segreteria di Stato e di suoi fondi caritativi come l'Obolo di San Pietro, con conseguenti gravi perdite per le casse vaticane, e che si sarebbe retto su «complicità e connivenze» tra operatori finanziari e consulenti esterni e addetti e dirigenti interni. C'è anche il primo caso di un porporato che andrà alla sbarra al Tribunale di primo grado, con uno specifico benestare concesso da papa Francesco: è il cardinale Angelo Becciu, ex sostituto della Segreteria di Stato ed ex prefetto per le Cause dei Santi, che lo stesso papa Bergoglio, nell'udienza-shock del 24 settembre scorso, privò delle carica e delle prerogative proprio a causa delle risultanze investigative.

Accusato di peculato e abuso d'ufficio, oltre che di «subornazione» di un testimone, Becciu risponderà in particolare dei bonifici per 575.000 euro fatti dalla Segreteria di Stato alla manager cagliaritana Cecilia Marogna, che sarebbero poi finiti in spese personali e oggetti di lusso, e i finanziamenti rivolti alla cooperativa del fratello Antonino (600.000 euro dai fondi Cei e 225.000 da quelli della Santa Sede). «Sono vittima di una macchinazione ordita ai miei danni - dichiara Becciu -, e attendevo da tempo di conoscere le eventuali accuse nei miei confronti, per permettermi prontamente di smentirle e dimostrare al mondo la mia assoluta innocenza». Il giudizio riguarderà anche quattro società: tre riconducibili a Enrico Crasso per l'accusa di truffa, e una a Cecilia Marogna per il presunto peculato. Intanto, la Segreteria di Stato ha deciso di costituirsi parte civile nel processo: a rappresentarla sarà l'avvocato Paola Severino, ex ministro della Giustizia. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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