Il biodisgestore di liquami che agita Pinzolo e la Val Rendena
Il progetto di un biodigestore da realizzare a Carisolo sta agitando il piccolo paese trentino di 900 abitanti, la vicina Pinzolo e più in generale la Val Rendena, zone da sempre frequentate dai bresciani per le vacanze in montagna.
L’impianto dovrebbe stoccare e poi trattare il letame e il liquame proveniente dalle aziende agricole per generare gas, da bruciare per la produzione di energia, e fertilizzanti. La capacità sarà di 5.600 tonnellate all’anno, pari a 155 tonnellate di materiale al giorno, tra reflui e scarti vegetali.
Stando a quanto riporta l’Adige, nel corso di un’assemblea organizzata l’altro ieri a Carisolo è emerso che il progetto ha ottenuto il via libera dalla Provincia di Trento e dal Comune, cui spettava, ha spiegato il sindaco Arturo Piovinelli, esclusivamente il parere in merito alla pratica edilizia.
Contro il progetto, presentato nel 2016, si sta muovendo il comitato «Carisolo senza biogas», che ha raccolto finora 1152 firme con una petizione online e punta a raggiungere quota duemila.
Il timore è che l’impianto e le attività di trasporto connesse possano inquinare la zona, con rischi per la salute di chi abita e effetti negativi anche sul turismo. Per l’amministrazione comunale, però, l’impianto non è pericoloso ed è anzi necessario. Secondo il sindaco la campagna della zona, riporta l’Adige, «è un letamaio» e «lo è da anni», con stalle «da 200 o 300 capi».
Le preoccupazioni hanno superato i confini trentini e sono arrivate fino a Brescia. Anche perché, secondo quanto scrive il sito www.news.giudicarie.com, nell’assemblea informativa sono emerse le voci di turisti pronti a lasciare la Val Rendena nel caso in cui arrivasse l’impianto.
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