Italia e Estero

«Idlib è l'inferno»

Lo dice l'Unicef descrivendo la situazione nel nord-ovest della Siria, dove da due mesi e mezzo sono in corso nuovi combattimenti
  • I combattimenti nel nord ovest della Siria
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Mezzo milione di bambini siriani sono tra i circa 900mila civili sfollati nel nord-ovest della Siria in due mesi e mezzo di combattimenti tra forze governative, appoggiate dalla Russia, e quelle delle opposizioni sostenute dalla Turchia. Lo riferisce l'agenzia Onu per l'infanzia (Unicef), secondo cui decine di migliaia di bambini sono costretti a sopravvivere all'addiaccio, in tende e in altri ripari di fortuna in zone collinari e montagnose prese nella morsa del freddo invernale.

«La crisi nel nord-ovest della Siria si sta trasformando in una crisi di protezione dell'infanzia di dimensioni senza precedenti: la violenza dell'ultima settimana ha costretto 6.500 bambini a fuggire ogni giorno», aveva dichiarato di recente la direttrice generale dell'Unicef Henrietta Fore. L'organizzazione dell'Onu parla della peggiore crisi umanitaria del secolo e sottolinea come questi bambini abbiano disperato bisogno di cibo, acqua e medicine. A dare loro un rifugio improvvisato ci sono strutture pubbliche, scuole, moschee, edifici incompiuti e negozi. Molti vivono semplicemente all'aria aperta, anche nei parchi, in mezzo a forti piogge e al freddo gelido. L'accesso ai servizi più elementari come la salute, l'acqua o i servizi igienici è molto limitato o inesistente.

In Siria, nel corso della guerra che dura da nove anni, ci sono stati sette milioni di sfollati, con cinque milioni di profughi. La crisi in corso nel governorato di Idlib riguarda 3,5 milioni di persone

«Diciamo le cose come stanno. Il clima freddo presto colpirà di nuovo tutto il Medio Oriente, con temperature che scenderanno sotto lo zero in diverse aree ed ogni inverno i bambini nella regione si ammalano, smettono di andare a scuola e rischiano di morire... Occorre un grande movimento globale e umano di carità o sarà una strage», ha aggiunto oggi da Andrea Iacomini, portavoce dell'Unicef Italia.

Iacomini cita la storia della piccola Iman, morta di freddo nel distretto di Afrin, al confine con la Turchia, mentre il padre tentava a piedi di raggiungere un ospedale perché le venisse curata la bronchite. Tra le vittime degli ultimi giorni c’è Abdelwahhab, un altro neonato morto assiderato nei giorni scorsi nella vicina regione di Idlib. Vittime che vanno ad aggiungersi agli altri 123 bambini siriani uccisi dai gelidi inverni nel corso degli ultimi otto anni di guerra, secondo quanto riferito dalla Rete siriana per i diritti umani. 

«Da anni denunciamo le gravi condizioni in cui versano i bambini profughi interni ed esterni siriani in questo periodo dell'anno. Da anni muoiono tante piccole Iman al freddo e al gelo in fuga dalla peggiore catastrofe umanitaria del pianeta ma sembra ogni volta che escono sui media queste notizie che nessuno sapeva nulla, non è vero!», afferma Iacomini. 

«È evidente che questa guerra come altre non è più nell'agenda del dibattito politico, anzi anche in questo caso siamo di fronte all'ennesimo effetto Aylan (il cui corpicino riverso su una spiaggia turca è diventato il simbolo dell'immigrazione verso l'Europa, ndr), ossia tre giorni di commozione e indignazione globale e poi si lasciano morire bambini e bambine come se nulla fosse in quei territori nell'indifferenza generale e senza che nessuno osi dire basta», prosegue il portavoce. Milioni di bambini vulnerabili in Egitto, Iraq, Giordania, Libano, Siria, nello stato di Palestina e tra i rifugiati in Turchia avranno poca protezione contro il freddo. Cosa vogliamo fare?... Solo in questi Paesi, ci sono quasi quattro milioni di bambini sfollati e 4,8 milioni di bambini che vivono come rifugiati. Lo scorso inverno, almeno 130 bambini sono morti lungo il tragitto o all'arrivo al campo di Al Hol, nel nord-est della Siria, dopo essere fuggiti da intense violenze a Baghouz e dintorni. Sta accadendo la stessa cosa nella zona di a Idlib dove c'è l'inferno», conclude.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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