I Tory contro la May: allarme per una possibile «Brexit diluita»
Tornano a spirare venti di rivolta nel Partito Conservatore britannico. Lo scrivono oggi diversi
domenicali, dando spazio in particolare agli avvertimenti della corrente euroscettica contro la premier Theresa May e contro il timore di cedimenti nei negoziati con l'Ue sulla Brexit.
Fonti anonime della destra Tory, citate da vari giornali, mettono in guardia in queste ore May dal farsi condizionare dalla «moderazione dei mandarini» dell'alta burocrazia. Mentre l'ex ministra per l'Irlanda del Nord Theresa Villers, citata dal Sunday Telegraph, denuncia la possibilità che la fase di transizione evocata in sede negoziale si trasformi in una sorta di «Brexit diluita» e che la Gran Bretagna finisca per restare «membro dell'Ue a tutti gli effetti tranne che nel nome».
Le parole di Villers, a nome dei falchi, arrivano all'indomani di una dichiarazione congiunta dei ministri David Davis, Philip Hammond e Greg Clark (Brexit, Tesoro, Industria) nella quale il
governo ribadisce che il Regno uscirà dall'Ue «senza ambiguità», ma rassicura il business che nel periodo transitorio biennale «nulla cambierà» nei rapporti commerciali ed economici con i 27.
Sullo sfondo delle polemiche, la stampa indica intanto al centro di possibili trame per sottrarre la leadership alla May (in un ginepraio di veleni incrociati) il rampante neoministro della Difesa, Gavin Williamson. Sul quale tuttavia pesa il sospetto d'avere usato spregiudicatamente informazioni d'intelligence per evocare l'altro giorno apocalittiche minacce russe al solo scopo d'allontanare lo scandalo di un'ipotetica relazione extraconiugale che potrebbe azzopparlo.
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