Guerra in Ucraina, Mariupol come la Cecenia: raid a tappeto
Mariupol come la Cecenia. L'intelligence britannica evoca la distruzione di Grozny, dopo il bombardamento più violento dai tempi della Seconda guerra mondiale, per fotografare l'assalto russo alla città ucraina nel Mar d'Azov. O meglio ciò che ne resta. A difenderla è rimasto un presidio di combattenti nell'acciaieria Azovstal. Nonostante la minaccia di essere sterminati.
Kiev inoltre ha notato i «primi segnali» della maxi-offensiva nel resto del Donbass, dove l'Armata ha preso Kremmina, a pochi chilometri dalla strategica Kramatorsk. Missili sono tornati a cadere anche a ovest, a Leopoli, con vittime tra i civili, e nel centro del Paese, a Dnipro.
Come in Siria e in Cecenia
Bersagliare zone popolate a Mariupol è in linea con l'approccio utilizzato dai russi in Cecenia nel 1999 e in Siria nel 2016: raid a tappeto, senza distinzione tra obiettivi civili e militari, per aprire la strada alle truppe di terra. Dopo oltre 50 giorni di assedio, e pochi edifici rimasti in piedi, Mosca ha rivendicato il controllo di tutta l'area urbana, ma fatica a vincere la resistenza degli uomini del Battaglione Azov, combattenti stranieri e i resti della 36esima brigata dei marines (che avrebbe perso anche il suo comandante): stimati tra le 800 e le 1.500 unità, nascosti sotto i tunnel dell'impianto siderurgico, gli ucraini hanno rifiutato l'ultimatum ad arrendersi o morire, e sono riusciti anche a compiere sortite, eliminando le truppe nemiche, come hanno documentato in video sul web.
«La città non è ancora caduta e combatteremo fino alla fine», ha assicurato il primo ministro Denys Shmyhal. I russi, in risposta, hanno intensificato i raid sull'acciaieria e chiuso Mariupol all'ingresso e all'uscita.
La caduta della città martire è il primo obiettivo alla portata dei russi per dare il via alla completa conquista del Donbass. «Non lo cederemo mai», ha garantito il presidente Volodymyr Zelensky, avvertendo che Mosca è pronta ad una «grande offensiva nell'est per spazzare via anche altre città e comunità di Donetsk e Lugansk». Il suo stato maggiore ha confermato i «primi segnali», mentre il Pentagono ritiene che l'offensiva sia ancora in fase «preparatoria», con l'ammassamento di «artiglieria pesante e velivoli».
Nel Lugansk i russi hanno conquistato Kreminna. Secondo le autorità locali, aprendo anche il fuoco su un'auto con civili a bordo, quattro dei quali sono rimasti uccisi. La cittadina di 18mila abitanti si trova a circa 50 chilometri da Kramatorsk, uno dei più grandi centri della regione ancora controllato dagli ucraini, nuovamente bombardato. Più a nord sono proseguiti i raid nella regione di Kharkiv. Nove morti e 25 feriti in 24 ore, anche nel capoluogo.
Gli ucraini invece sono riusciti a liberare numerosi insediamenti intorno a Izium, dove si registra la maggiore concentrazione di truppe russe: fino a 22 gruppi tattici di battaglione. È una zona strategica per impedire rifornimenti alle difese da nord-est al Donbass. Mosca ha poi rivendicato di aver distrutto oltre 300 obiettivi militari in una notte in varie zone del Paese, anche in quelle che sembravano ormai fuori dal conflitto. Missili sono caduti su Dnipro e per tre giorni consecutivi hanno fatto tremare Kiev.
Neanche Leopoli è stata risparmiata. Ma nella città dell'ovest, oltre a tre infrastrutture militari, è stato colpito anche un garage. Il bilancio dei raid (5 missili in tutto, anche contro delle zone vicino ai binari della ferrovia ed un hotel che ospitava rifugiati) è di almeno 7 morti, tra cui un bambino e diversi feriti, ha riferito il sindaco, denunciando un «genocidio contro civili pacifici». E nel luogo simbolo dei crimini di guerra, Bucha, un abitante su cinque sarebbe rimasto ucciso durante l'occupazione russa, ha affermato il sindaco Anatoliy Fedoruk. Un bilancio drammatico che non sfiora Putin: il presidente russo ha deciso di decorare la brigata dei fucilieri accusata degli orrori nel sobborgo di Kiev. Per atti di «eroismo, tenacia e coraggio».
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