Italia e Estero

Guerra in Ucraina, Chernobyl torna a far paura 36 anni dopo

Da quest'oggi la situazione della centrale nucleare spenta dal 2000 ma da ore priva di corrente alimenta la preoccupazione globale
L'impianto nucleare di Chernobyl nel fermo immagine di un video diffuso dalla difesa russa del 24 febbraio scorso - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
L'impianto nucleare di Chernobyl nel fermo immagine di un video diffuso dalla difesa russa del 24 febbraio scorso - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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Trentasei anni dopo quella terribile notte del 26 aprile, si è riacceso la preoccupazione per la sicurezza delle centrali nucleari ucraine, con lo spettro di fughe radioattive da Chernobyl entro 48 ore.

A lanciare l’allarme è stato il ministro degli Esteri di Kiev, Dmitry Kuleba su Twitter. «Entro 48 ore potrebbero esserci perdite radioattive» in seguito ai danni provocati alla centrale nucleare di Chernobyl che è ferma. Questo quanto dichiarato dall’esponente del governo ucraino, secondo il quale i generatori diesel di riserva hanno una capacità di 48 ore per alimentare Chernobyl. «Successivamente, i sistemi di raffreddamento dell'impianto di stoccaggio del combustibile nucleare si fermeranno, rendendo imminenti le perdite di radiazioni. La barbara guerra di Putin mette in pericolo l'intera Europa. Deve fermarsi immediatamente!»

L'Aiea: «Temperatura bassa»

L’allarme rilanciato dai media di mezzo mondo ha destato apprensione in ogni dove, complice la sinistra celebrità dell’impianto, epicentro del più grande disastro dell’era del nucleare dopo lo sgancio delle due bombe atomiche sul Giappone al termine della Seconda guerra mondiale.

L’allarme è solo in parte rientrato quando alla notizia della disalimentazione dell’impianto e del venir meno del flusso di informazioni all’Agenzia mondiale dell’energia atomica (Aiea) che sovrintende alla sicurezza di tutte le centrali a livello planetario, sono seguite le rassicurazioni della stessa agenzia. «Nessun impatto critico sulla sicurezza» dall'interruzione di corrente a Chernobyl. Secondo l'Aiea, considerando il tempo trascorso dall'incidente di Chernobyl del 1986, «il carico termico della vasca di stoccaggio del combustibile esaurito e il volume dell'acqua di raffreddamento sono sufficienti per garantire un'efficiente evacuazione del calore senza elettricità»

La conferma italiana

La conferma al riguardo giunge anche da esperti italiani, interpellati dall’Ansa. Secondo fonti dell'Associazione Italiana Nucleare, il generatore di emergenza entrato in funzione nella centrale nucleare ucraina di Chernobyl è sufficiente a garantire il funzionamento dei servizi essenziali, come accade in ogni centrale nucleare. Considerando inoltre che, in seguito all'incidente del 1986, tre dei quattro reattori sono stati spenti e che il quarto è stato spento nel 2000, la temperatura prodotta dal decadimento radioattivo è ormai bassa al punto che l'interruzione dell'impianto di raffreddamento non desta preoccupazione, come ha rilevato anche l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea).

Nella zona di Chernobyl come nel resto dell'Ucraina, ha detto ancora l'Aiea, i livelli di radioattività sono nella norma. «Tutti gli impianti, incluso quello di Chernobyl, hanno sistemi di alimentazione autonomi, chiamati generatori diesel di emergenza, che permettono di garantire il funzionamento dei servizi essenziali», osservano gli esperti dell'Ain. «I generatori di emergenza - aggiungono - vengono azionati se sulla rete esterna che alimenta la centrale nucleare non c'è corrente; una volta entrati in funzione, l'energia che generano è sufficiente per tutti i servizi della centrale». Questo significa che «ogni impianto nucleare è autonomo» per quanto riguarda il sistema di alimentazione energetica e «non c'è quindi ragione di preoccuparsi se in questo momento nella centrale nucleare di Chernobyl non c'è alimentazione esterna».

Ogni centrale nucleare, proseguono gli esperti dell'Ain, «ha un sistema di alimentazione di emergenza organizzato nello stesso modo». Si tratta di «strutture protette, collocate in edifici bunker per essere al riparo da attacchi esterni». Dopo l'incidente del 1986, la centrale di Chernobyl è sotto il controllo diretto dell'Aiea, che è presente sul posto con i suoi tecnici e con le telecamere di sorveglianza. Dei quattro reattori attivi prima dell'incidente, soltanto uno è rimasto in funzione fino al 2000. «Da allora - proseguono gli esperti dell'Ain - il calore di decadimento è stato asportato al punto tale che la temperatura interna è così bassa che l'interruzione dell'impianto di raffreddamento non desterebbe alcuna preoccupazione».

Una dichiarazione in linea con quella dell'Aiea, secondo cui «il carico termico della vasca di stoccaggio del combustibile esaurito e il volume dell'acqua di raffreddamento sono sufficienti per garantire un'efficiente evacuazione del calore senza elettricità».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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