Guerra in Ucraina: «Bucha è solo la punta dell'iceberg»
Non solo l'orrore di Bucha. «Non è nient'altro che la punta dell'iceberg», assicura il capo della diplomazia ucraina Dmytro Kuleba. Perché le città martire di una guerra sempre più atroce si moltiplicano, con una scia di morte e distruzione, di soprusi e atrocità che ferisce il cuore dell'Europa: Odessa, Mykolaiv, Kharkiv, Kherson. Qui la battaglia non si ferma, con le forze di Mosca che tentano di riorganizzarsi per sferrare l'assalto finale al Donbass. E intanto bersagliano coi loro missili i centri abitati, con la popolazione civile assediata o in fuga, spesso preda di soldati e miliziani senza scrupoli.
A Mariupol
Come a Mariupol: qui, sulle sponde del Mar d'Azov, la situazione è peggiore persino che a Bucha, denuncia Kiev. Quella che finora è stata la città simbolo di questo conflitto è ormai completamente rasa al suolo: «È distrutta al 90%», piange il sindaco Vadim Boichenko, che parla di circa 130.000 abitanti ancora intrappolati perché i corridoi umanitari promessi non stanno funzionando. «Troppo pericoloso avvicinarsi, il rischio per la sicurezza è troppo alto», ammette ancora una volta il Comitato Internazionale della Croce Rossa: impossibile dunque far giungere a destinazione la decina di bus partiti da Zaporizhia, mentre prosegue l'evacuazione nei centri di Severodonetsk, Popasna, Lysychansk, Rubizhne e dalla regione della Bassa Luhansk.
Intanto, sempre a Mariupol, si fanno insistenti le testimonianze su centinaia di civili, soprattutto donne e bambini, prelevati con la forza dai rifugi e costretti a confluire in campi di transizione prima di essere deportati in Russia. Mosca nega e parla di centinaia di abitanti che volontariamente sono voluti entrare in territorio russo. Intanto dal cielo continuano a piovere le bombe su quella che oramai è una città portuale fantasma: nelle ultime ore si registrano almeno una decina di attacchi aerei, per abbattere le ultime resistenze e catturare l'intero abitato.
Missili su Odessa
Ancora missili anche su Odessa. La perla del Mar Nero è rimasta senza corrente elettrica e la penuria di carburante provoca file interminabili per fare benzina e prepararsi ad una possibile fuga in automobile. Peggiore la situazione nella vicina Mykolaiv, su cui i russi avrebbero continuato a sganciare le famigerate bombe a grappolo contro gli edifici civili. Qui si contano morti e feriti, anche tra la gente in coda a una fermata degli autobus e a bordo di uno di essi. Una strage. A pochi chilometri di distanza, nel centro di Kherson ormai completamente occupato dai russi, si leva poi l'appello disperato delle autorità locali: «Siamo bloccati dagli invasori e stanno terminando tutte le scorte di cibo, medicinali e
carburante». Un grido d'aiuto probabilmente destinato a cadere nel vuoto.
Altri 60mila soldati russi
Intanto in tutto il sudest dell'Ucraina continuano a confluire non solo truppe regolari di Mosca (almeno 60 mila uomini) ma anche i mercenari della società di sicurezza privata russa legata al Cremlino, la Wagner Group. «Ci stiamo preparando per un'offensiva su vasta scala della Russia nell'Ucraina orientale», dove Mosca «vuole strappare altri territori nelle regioni di Donetsk e Lugansk, vuole cercare di consolidarsi a Kherson e vuole impadronirsi dell'insanguinata Mariupol», ha sintetizzato Kuleba. E a Kharkiv si vivono ore drammatiche in attesa dell'attacco finale. La parola d'ordine alla popolazione allo stremo resta sempre la stessa: resistere ad ogni costo.
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